Solidarietà: partiti cinque tir per l’Ucraina

Dal centro Rivana Garden vengono inviati medicinali, alimentari, prodotti per l’igiene e vestiti. In città arrivari 461 profughi in pochi giorni

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di Matteo Radogna

Il terrore delle prime bombe, le macerie a perdita d’occhio, il tentativo di fuga, poi le notti in metropolitana e infine l’Italia. Questo il filo conduttore delle storie degli ucraini che arrivano alla spicciolata al Rivana Garden, in via Pesci. "Non esistono biglietti e prenotazioni. La fuga dall’Ucraina è ormai una corsa disperata al primo convoglio che parte", racconta una signora appena arrivata con i due nipotini. Chi scappa non controlla nemmeno quale sia la destinazione: l’importante è trovare un posto. Un’odissea che dura giorni poi finalmente l’arrivo, al sicuro, a Ferrara, dove la macchina dell’accoglienza organizzata soprattutto dal volontariato non conosce sosta. I numeri, secondo i dati della prefettura, si commentano da soli: venerdì sono arrivati 78 profughi, sabato 103, domenica sempre 103 e ieri 177.

"Il problema è che non c’è un vero sistema di accoglienza istituzionale – spiega Andrea Firrincieli che al Rivana Garden si occupa di coordinare la macchina della solidarietà –. All’arrivo di queste persone dovrebbero scattare dei controlli sanitari e bisognerebbe organizzare la loro permanenza. Sono cose che non dovrebbero essere lasciate al volontariato, ma in prima linea ci dovrebbero le istituzioni preposte". Intanto, continua l’invio di generi alimentari, medicine, abbigliamento prodotti per l’igiene e materiale medico. Da Ferrara sono partiti cinque tir con un carico di 20 tonnellate ciascuno. Ai camion si aggiungono due furgoni ducato anche questi stipati di alimentari e medicine. Il tutto grazie alla generosità dell’intera provincia di Ferrara, oltre che dal capoluogo.

Firrincieli racconta di un volontario speciale: "È un signore che ha noleggiato un furgone a Rovigo e si reca al confine a caricare ucraini. Si tratta di puro volontariato. Per motivi di sicurezza non posso, per ora, rivelare il nome". Ieri a mezzogiorno al rivana Garden sono arrivate altre famiglie: perlopiù madri con figli piccoli, o zie e nonne con nipoti. I racconti di queste persone sono spesso drammatici: chi si avventura, ad esempio, sui treni rischia di restare a terra.

Definire affollati i convogli è un eufemismo. Per entrare servono i muscoli e chi ha le braccia più robuste sale per primo ma c’è anche chi dà la precedenza ai bambini e agli anziani. Al confine con la Polonia sono stati creati dei veri propri campi con dei tendoni di fortuna e dei bracieri per riscaldare bambini e donne. Poi servono almeno 48 ore per raggiungere l’Italia. Appena giungono al Rivana Garden di Ferrara, sui loro volti c’è quasi sempre stampato un sorriso di chi è scampato alla guerra.