MARIO BOVENZI
Cronaca

Statale Adriatica, il Tar accoglie il ricorso: “Niente espropri per la variante”

La sentenza del tribunale amministrativo dà ragione ai residenti della zona. “Abbiamo vinto. Quel tracciato, così com’è, non si può fare e non si farà”

I residenti mostrano il tracciato dove sarebbe dovuta passare la variante della statale 16 Adriatica

I residenti mostrano il tracciato dove sarebbe dovuta passare la variante della statale 16 Adriatica

Ferrara, 4 settembre 2024 – “Abbiamo vinto”, esulta Romeo Sangiorgi, 70 anni. Ripete quella frase più volte e ogni volta sembra suoni più vera alla sue orecchie. Il Tar ha accolto il suo ricorso, il suo e di uno sparuto gruppo di cittadini di Argenta che si sono opposti agli espropri per realizzare la variante alla Statale 16, appena otto chilometri sui quali si sta misurando una lunga battaglia. Correvano gli anni Settanta, Sangiorgi – sempre lui – disse per la prima volta no, anche allora i lavori vennero fermati. “Abbiamo avuto una grande prova, la giustizia a volte c’è e fa il suo corso. Davide, il piccolo uomo con la fionda, ha battuto ancora una volta Golia. Questa è storia”.

L’udienza si è tenuta l’11 luglio, veniva celebrata la causa davanti al tribunale amministrativo regionale a Bologna. Da una parte ancora lui Sangiorgi, Daniele Minghini – il padre commerciante di bestiame, lui allevatore di mucche, le sue stalle a pochi metri dal tracciato –, Francesca Monti, la variante doveva passare proprio sul suo pozzo per puntare lontano, verso la casa nella quale vive la figlia. “Siamo sei o sette, quelli che hanno avuto il coraggio di dire no”. E il Tar – proprio ieri il loro avvocato Carlo Dalla Vecchia che tutela le proprietà di una decina di cittadini ha avuto l’esito della sentenza – ha un po’ confermato quello che è stata la sua linea già mesi fa quando fermò i cantieri per rimandare alla vera e propria sentenza. Quel tracciato così com’è non si può fare, tutto fermo.

La variante, da Argenta a Ponte Bastia, anche a questo giro non si farà. L’ultima parola il Tar l’ha pronunciata. Resta aperto uno spiraglio per Anas e il Comune. Quello di rivolgersi al consiglio di Stato, strada che Anas pare intenzionato a percorrere. È soddisfatto l’avvocato Carlo Dalla Vecchia che spiega le motivazioni che stanno alla base delle sentenza che ha bocciato i lavori. “Il Tar si è pronunciato su tre ricorsi, – dice –. E ha sottolineato che la valutazione di impatto ambientale del 2001 non può essere utilizzata per questa opera, non può essere utilizzata adesso. Lo scenario è completamente cambiato, ricordo che c’è stata anche un’alluvione. Quindi serve una valutazione di impatto ambientale che sia attuale, che sia corrispondente al periodo nel quale va a realizzarsi un’opera”.

Una pausa, poi il legale sottolinea con decisione. “Preciso che non siamo contro questa infrastruttura, contro una strada, ma chiediamo, lo chiedono i miei clienti, che il tracciato, l’opera sia fatta bene. Se Anas andrà al consiglio di Stato sapremo portare avanti anche in quella sede le nostre ragioni”. Adesso si dovranno fermare i cantieri e tutte le procedure espropriative. “Eravamo difronte ad un progetto inattuale, come ha sottolineato la sentenza del Tar. Un altro aspetto vorrei sottolineare, siamo contenti per la celerità dimostrata dal tribunale amministrativo regionale che si è espresso nell’arco di pochi mesi proprio perché consepevole del grande interesse pubblico. Ha accolto la nostra tesi, quella che in sostanza chiedeva di valutare altri tracciati”.

Una sentenza che rischia di fare scuola. Sulla bocciatura interviene il sindaco di Argenta Andrea Baldini che definisce lo scenario che si è venuto a determinare inaspettato. Il primo cittadino, nel sottolineare che le sentenze si rispettano, chiede che da Roma si faccia il possibile perché la strada venga realizzata, strada che ritiene strategica per il territorio. Sangiorgi, sceso in campo appena si era profilato all’orizzonte il progetto, torna alle fasi di una lunga battaglia. “Ci hanno fatto passare per quelli che non vogliono il progresso, noi semplicemente non volevamo che venisse fatto un tracciato privo di logica, che passava sopra case, campi e i nostri diritti. Attraversava anche un bosco con alcune essenze di pregio, un’oasi naturale. Il bosco con noci negli anni Ottanta, habitat di caprioli, istrici, tassi ed anche volpi. Insomma, un vero patrimonio paesaggistico di biodiversità con piante autoctone e varie specie di uccelli. Eppure il nostro appello a modificare il corso dell’opera è rimasto lettera morta. E gli ambientalisti, che vedi in tv incatenarsi per salvare un albero, non hanno mosso un dito. Un muro di silenzio”.