CRISTINA RUFINI
Cronaca

Stupro Ferrara, lo spacciatore non parla

Elvis Omonghomion, lo spacciatore arrestato, è rimasto in silenzio davanti al giudice. Il suo legale dopo l’udienza ha rinunciato alla difesa

Ferrara, i carabinieri della Scientifica nel luogo dello stupro

Ferrara, i carabinieri della Scientifica nel luogo dello stupro

Ferrara, 3 ottobre 2020 - E’ rimasto in silenzio davanti al giudice per le indagini preliminari Luigi Negri. Ieri Elvis Omonghomion, il nigeriano di 25 anni con regolare permesso di soggiorno arrestato con l’accusa di aver stuprato una studentessa di 16 anni non ha parlato. Non ha spiegato, se mai possa avere qualcosa da spiegare. E, per ora, non ha neanche tentato di difendersi dalla pesantissima accusa di avere violentato la ragazzina che lo aveva contattato per una dose di cocaina, ma che non aveva i soldi per pagarla. In aula davanti al gip Negri e al magistrato che coordina le indagini dei carabinieri, il pm Stefano Longhi, è stato assistito da un legale che lui stesso aveva nominato, ma che alcune ore dopo l’udienza per l’interrogatorio di garanzia, ha deciso di rinunciare al mandato, "per motivi personali" ci ha spiegato.

La vicenda è indubbiamente devastante e purtroppo evoca, anche se fortunatamente con rivolsti indubbiamente meno tragici, l’omicidio di Pamela Mastropietro, uccisa a 18 anni a Macerata, da un pusher nigeriano, il quale, anche lui, aveva preteso e avuto con la violenza un rapporto sessuale come pagamento della droga fornita. Una brutta storia quella ferrarese che ha scoperchiato una pentola che scotta. Uno spaccato di vita adolescenziale in cerca di sballo, perché la studentessa sedicenne non era da sola a cercare e consumare droga. Neanche quel 29 luglio scorso, quando ha subito la violenza sessuale. Alla stazione la ragazzina era arrivata con un coetaneo e poco distanti ad attenderli c’erano altri amici. Tutti in attesa di momenti di sballo, consapevoli forse di quanto la droga possa far male, e anzi proprio per questo avvicinata, come una sfida. Meno in grado, però, di valutare i rischi dell’affidarsi al mondo della criminalità legata allo spaccio di droga.

Non era la prima volta che la studentessa, probabilmente sempre insieme agli stessi amici, contattava Bobby , come si faceva chiamare Omonghomion in quel mondo maledetto. Ma le prime due o tre volte – come sarebbe emerso dalle indagini che sono state eseguite dai carabinieri della Compagnia di Ferrara – non aveva pagato la cocaina. Bobby l’aveva regalata, così da avviare la giovane al consumo. Ci sarebbero intercettazioni e chat che indicano come quella sera non fosse stata la prima. Una, due, tre volte...poi la richiesta del conto, la mancanza di soldi e lo stupro sotto la minaccia di un coltello, in un boschetto vicino via del Lavoro, in una delle fette di città superdegradate. Abbandonate.

Da qui sono iniziate le indagini dei carabinieri che partendo dalle tracce biologiche recuperate sugli indumenti della ragazzina, hanno potuto ricostruire il dna dello stupratore e andare in cerca di una comparazione con la banca dati nazionale, fino a trovare quello che combaciava, già schedata e risalire così a Bobby , il cui dna era già noto dopo l’arresto dello scorso anno per spaccio di droga, cui era seguito il patteggiamento a qualche mese di reclusione e la rimessa in libertà. Già. Ma Bobby ha continuato a vendere droga, chissà forse anche a regalarla, e poi a pretendere all’improvviso il pagamento. Anche con la forza se necessario, come accaduto con la sedicenne. E’ quello che gli inquirenti si stanno chiedendo e su cui stanno facendo accertamenti. E’ ciò che la città spera non sia accaduto altre volte. Il tutto in attesa di sapere se la sua domanda di asilo politico veniva accettata.