REDAZIONE FERRARA

Tributo al capitano Una via per Ranzani "Mio figlio, morto con la divisa della patria"

Aveva 36 anni quando perse la vita in un attentato in Afghanistan. All’intitolazione della strada tanti alpini, corpo al quale apparteneva.

Tributo al capitano Una via per Ranzani "Mio figlio, morto con la divisa della patria"

FERRARA

Ferrara da ieri ha uno spazio pubblico intitolato alla memoria del ferrarese Massimo Ranzani, il capitano degli Alpini caduto mentre era in servizio in Afghanistan a soli 36 anni. E’ stata dedicata infatti proprio a Ranzani, ieri mattina a conclusione di una cerimonia molto partecipata, la nuova strada adiacente alla ‘casa del sollievo’ di Ado Ferrara, alla presenza del vice sindaco Nicola Lodi, degli assessori comunali Alessandro Balboni, Marco Gulinelli e Angela Travagli, del prefetto di Ferrara Rinaldo Argentieri, il sindaco di Occhiobello Sondra Coizzi, i familiari di Massimo Ranzani, rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’Arma, in particolare del Corpo degli Alpini. "Era un impegno che ci eravamo presi da tempo in consiglio comunale - ha sottolineato il vicesindaco Nicola Lodi - e oggi con commozione siamo felici di dedicare ad un nostro concittadino, che si è speso valorosamente per la pace. Non faremo mai calare il silenzio sulla memoria di Massimo Ranzani, lo dobbiamo alla sua famiglia e lo dobbiamo soprattutto a lui".

Commosso e orgoglioso il padre del Capitano, Mario che nel suo intervento di ringraziamento ha ricordato che "quanto fatto da Massimo non potrà mai essere cancellato, la sua memoria continuerà, e sarà portata avanti nei tanti incontri organizzati con le scuole, per spiegare l’obiettivo degli italiani in quella importante missione". "In Afghanistan Massimo viaggiava spesso - ha raccontato il padre - da un villaggio all’altro per portare viveri, medicinali, coperte. Era la sua missione, scelta con consapevolezza, mi auguro che resti traccia di quanto fatto da lui e dai tanti ragazzi italiani. Lui credeva in queste missioni di pace". Missioni che erano comunque pericolose e proprio Ranzani con la sua professionalità si era guadagnato l’imminente promozione a capitano, arrivata dopo la sua morte.

"Mio figlio - ha ricordato il padre Mario - in più occasione si era comportato da eroe, come in tanti colleghi mi hanno raccontato. Il suo gruppo era finito sotto tiro dei talebani, ma lui riuscì ad infondere calma e sangue freddo ai suoi soldati, portandoli in salvo". Era il 28 febbraio 2011, alle ore 12.45 ora locale, quando il Lince del quinto Reggimento Alpini di Vipiteno su cui viaggiava il capitano veniva distrutto da un ordigno, provocando la morte sul colpo del militare e ferendo molti dei suoi commilitoni. Il mezzo era in rientro alla base dopo una missione a Shindand, nell’ovest del Paese, dove aveva prestato assistenza medica alla popolazione locale. L’attentato venne poi rivendicato dai talebani. Al capitano, che risiedeva a Occhiobello, sono stati intitolati diversi monumenti e opere pubbliche quali: un cippo a Occhiobello, il nuovo terminal dell’aeroporto civile di Herat in Afghanistan, la caserma del 5° Reggimento Alpini a Vipiteno, il Gruppo Alpini di Cento e nel 2018 una sala una sala del Rifugio "8° Reggimento Alpini" (ex casermetta Monte Zermula) a Cason di Lanza. Il 25 febbraio 2013, inoltre, gli è stata conferita alla memoria dal Capo dello Stato la Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito, seguita dalla Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero.

Lauro Casoni