Ferrara, 26 ottobre 2024 – "Purtroppo, culturalmente si fatica a pianificare e quindi non facciamo abbastanza prevenzione". Lo ha detto Alessandro Bratti nel corso del convegno, l’altra sera al "Palazzo della Racchetta", sul tema "Il Po in un clima che cambia" organizzato dal Rotary Copparo, presidente Davide Caleffi che ha portato il saluto del club. Il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del Po ha ricordato le funzioni di questo importante e delicato organismo. E si è soffermato sul problema, annoso, della sicurezza idraulica. Oltre a Bratti fra i relatori il direttore del Parco del Delta del Po Massimiliano Costa. A coordinare gli interventi il responsabile della redazione di Ferrara del nostro giornale Cristiano Bendin.
Dunque la prevenzione non è il nostro forte. Fare una buona manutenzione è necessario ma non sufficiente e comunque non se ne fa abbastanza ("forse non produce voti…"). In ogni caso l’alluvione della Romagna del 2023, ha affermato Bratti, è una sorta di spartiacque che impone il ripensamento della gestione se intendiamo mitigare il forte rischio cui siamo soggetti, che crescerà. E non c’è nemmeno bisogno, ha aggiunto, di leggi speciali o di "piani Marshall" perché le norme e i percorsi per attuare progetti sono… lì, pronti. Le centinaia di milioni disponibili dovranno essere impiegate, ha ricordato, anzitutto per rafforzare gli argini e poi per allestire le eventuali "tracimazioni controllate"; già, perché il Po (20 miliardi di acqua prelevati l’anno), come molti altri fiumi, "non possono essere ingabbiati" ma solo "gestiti" ad evitare guai di grande portata.
Molte cose vanno ripensate anche alla luce di un clima che, ha sottolineato in apertura Bendin, è fortemente cambiato come testimonia l’alluvione nel Bolognese; in due giorni sono caduti 175 mm di pioggia. Sono quindi le precipitazioni concentrate e violentissime a preoccupare, ha confermato Bratti, e a provocare danni enormi e inusuali come le 80.000 frane in Romagna l’anno scorso, un triste record.
Il Piano speciale di prevenzione "vale" 4 miliardi in 12 anni ma i tempi italiani, ha lamentato, sono...biblici: "ci abbiamo messo 7 mesi per farlo ma abbiamo atteso oltre 6 mesi per l’approvazione".
Dal Po e fiumi collegati all’altra grande, unica, realtà naturalistica costituita dal Parco del Delta del Po: 54.000 ettari di biodiversità vegetali e animali, paesaggi sublimi, zone umide presidiate da fenicotteri e garzette, boschi, dune di antica memoria, ma anche economia se gestita a dovere: ne ha parlato il direttore del Parco Costa che a proposito di pericoli ha anzitutto citato quello causato dall’abbassamento dei terreni con problemi crescenti.
Ma ogni comparto, si potrebbe dire, ha i suoi: specie animali in estinzione (l’anguilla rischia forte e il fratino pure) o in preoccupante sovrannumero (i daini), coste che si ritraggono, acque salmastre troppo salate. Di qui una lunga serie di progetti per affrontare queste emergenze nella consapevolezza che l’immutabilità non esiste.