Bruxelles, perché protestano gli agricoltori: “Europa, scelte folli. Difendiamo il valore del made in Italy”

Alla mobilitazione Coldiretti anche il direttore ferrarese Visotti. La nostra delegazione a Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento

Ferrara, 2 febbraio 2024 – Trattori e bandiere, la protesta degli agricoltori nel cuore dell’Europa, a Bruxelles. Quell’Europa che finisce sotto accusa negli striscioni. ’Stop alle follie dell’Europa’, ‘Basta terreni incolti!’, ‘Scendete dal pero’, ‘Mungiamo le mucche non gli allevatori’, si legge in una mattina fredda, il bagliore dei fuochi.

In Place du Luxembourg,  di fronte  al Parlamento europeo,  delegazione con il vice presidente Filippo Pallara  e il direttore Alessandro Visotti
In Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, delegazione con il vice presidente Filippo Pallara e il direttore Alessandro Visotti

A Bruxelles c’era il vertice europeo straordinario sul bilancio dell’Ue. Fino a lì è arrivata la mobilitazione della Coldiretti Ferrara.

In Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, a fianco del presidente Ettore Prandini una nostra delegazione con il vice presidente Filippo Pallara e il direttore Alessandro Visotti. Una 50ª gli agricoltori di Coldiretti Emilia Romagna in rappresentanza della nostra regione. «Mai come in questi giorni – spiega il direttore Alessandro Visotti – l’agricoltura ha fatto fronte comune, al di là dei confini, contro i tagli, le briciole che vengono date a chi produce, la rotazione dei terreni che stabilisce che una quota venga lasciata incolta». E’ la temuta e odiata Pac contro la quale si è levato il rombo dei trattori da mezza Italia.

Il clima è teso, c’è una forte esasperazione

«L’esasperazione purtroppo è una caratteristica che accomuna molte fasce della nostra società, della comunità nella quale viviamo. Ci siamo noi, che stiamo lottando per la sopravvivenza di un intero comparto, di un mondo che nel made in Italy ha la sua punta di diamante. Ma ci sono anche tanti cittadini alle prese con i rincari del carrello della spesa, l’inflazione che aumenta», risponde Alessandro Visotti

Conviene ancora coltivare la terra?

«Noi siamo qui proprio per difendere questo valore, il settore primario. Non possiamo abbandonare le campagne e per questo chiediamo con decisione, decisione che si respira nell’aria, una soluzione, soluzioni reali. Noi ci siamo e con noi ci sono generazioni, aziende agricole che rappresentano tradizioni, una cultura»

Come quella del made in Italy

«La qualità del cibo è la nostra caratteristica, la forza del nostro Paese. E noi agricoltori siamo i primi a garantire questa qualità che ha portato l’Italia in tutto il mondo»

Stop import sleale, prezzi giusti per gli agricoltori. Questo si legge su alcuni cartelli

«Non è possibile che chi lavora i campi guadagni una manciata di centesimi e poi quella stessa frutta, quella verdura viene a costare ben di più quando si va a comprare al dettaglio».

‘Non è l’Europa che vogliamo’ si legge nei documenti di mobilitazione

«No, di certo. Questa Europa sta facendo scelte folli che mettono a rischio una filiera nazionale che vede impegnati 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che rifornisce i consumatori italiani ai quali i prodotti alimentari non sono mai mancati nonostante pandemia e guerre»

Le guerra già, con i bagliori che arrivano da Ucraina, Medio Oriente, Mar Rosso

«Anche questo fa pensare, proprio in un momento storico così delicato l’Europa impone la rotazione dei terreni, proprio quando bisognerebbe produrre ci vengono messi vincoli, paletti. Con queste politiche l’Italia ha perso il 30% dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo. C’è stata la pandemia, la siccità, ci sono adesso le guerre. Questa Europa non sembra aver imparato niente».

m. b.