Caldo, nei campi clima tropicale: mele bruciate dal sole, grano a rischio

Produzione a picco a causa di quest’estate infinita, i prezzi dei prodotti alle stelle "Ottobre a 31 gradi: follia. Servono nuove tecnologie di coltivazione per difenderci dalla rivoluzione climatica"

Michele Giori con le mele bruciate dal sole

Michele Giori con le mele bruciate dal sole

Ferrara, 14 ottobre 2023 – E’ tutto più ’salato’’ sulla spinta del clima che cambia. Le albicocche, settembre 2022-settembre 2023, sono più care del 25%; le mele di quasi il 30%; le nettarine del 16%.

Il record, l’amaro record, lo detengono le regine della produzione frutticola della nostra provincia. Le pere in un anno hanno fatto un bel balzo: più 65%. Non è poco.

Hanno contribuito gli alti costi della produzione i picchi magari del combustibile usato per trattori e sistemi idraulici, la mazzata del maltempo che si declina in questo anno orribile nella grandine e nell’ondata d’acqua che sembrava non finire più.

Adesso, ormai da tempo, sul banco degli imputati è salito il caldo con picchi nei giorni scorsi anche di 31 gradi.

Clima equatoriale che ha provocato, questo dicono gli esperti, una riduzione del 60% della produzione di pere, del 65 di quella del miele con le api impazzite per colpa di questo miraggio d’estate. Si calcola già un calo del 30 per cento di grano.

Poche cassette, boom del prezzo. In un panorama fatto di terreni secchi, che si sbriciolano come sabbia tra le dita di una mano, la pianura diventata una crosta rotta dalle crepe. Difficile, in queste condizioni, seminare il grano. Come buttare il seme in una distesa di polvere. Dice Stefano Calderoni, presidente di Cia: "Ci sono almeno una decina di grandi in più, tanti, tantissimi per la campagna. Siamo davanti ad una trasformazione climatica che scombussola tutti i criteri di produzione della nostra campagna".

Soffrono le mele che non riescono a prendere colore, perennemente pallide. O che marciscono per la vampa di ottobre. Hanno sofferto i pomodori per l’industria. "Oltre una certa temperatura i frutti non crescono più – spiega –. E’ quello che è successo nelle valli, in campagna. Frutti verdastri, bianchicci. Ci siamo trovati davanti una combinazione rara. Prima la siccità, poi le gelate, di nuovo un fiume d’acqua dal cielo e adesso quest’estate fuori stagione".

Il rimedio? "Non è facile – tira le somme –, certo è necessario studiare nuove tecniche di produzione per riuscire a portare a casa il reddito, servono piante più resistenti davanti a questo fenomeno di tropicalizzazione. Una situazione incredibile".

Il grano, tasto dolente. In questo periodo ci sono le prime semine, adesso non è così. "Come fai a preparare i terreni – dice Riccardo Casotti, vicedirettore di Coldiretti –, si vedono in alcune zone della provincia i sistemi idraulici per irrigare in azione, uno scenario inedito, mai visto". Pesa sui frutti il costo del gasolio, con i prezzi dei cereali che nelle borse crollano. "E’ stato il secondo settembre più caldo di sempre – sottolinea –, non oso immaginare cosa diranno le statistiche per questo assolato ottobre, con più 31 gradi. Un’estate così prolungata inganna le piante. In alcune zone c’è stata anche la fioritura. Proliferano i parassiti e funghi. Avanzano gli alieni, come la formica rossa, il calabrone asiatico, la cimice asiatica. Davanti a queste emergenze del tutto nuove rischiamo di trovarci con le armi spuntate".

Non riescono a ‘chiudersi’ alcune varietà di radicchio, le zucche diventano dolci, dolcissime. Come avessero messo il turbo sotto il caldo che aumenta, implacabile.

E mettono il turbo anche i prezzi. "Il terreno ideale per le speculazioni – le previsioni di Casotti –. Entrano prodotti dall’estero, che costano meno ma che vengono coltivati con controlli zero".

Francesco Manca, presidente Confagricoltura, traccia il quadro della situazione. "Un caldo anomalo, siamo molto preoccupati. Dobbiamo affrontare con tutte le risorse a nostra disposizione il cambiamento climatico che ormai è già avvenuto, non è più una previsione. Dobbiamo prenderne atto, anche perché ci sono intere filiere che rischiano di venir compromesse. Un esempio le mele, un altro il grano che sarà un’impresa riuscire a seminare. Il terreno è secco, non c’è pioggia. In ottobre". Una rivoluzione climatica che disorienta le campagne.