Lino Capolicchio morto, addio al protagonista de "Il giardino dei Finzi Contini"

Nel 1970, l’attore venne scelto da Vittorio De Sica per il suo ruolo più celebre, quello di Giorgio. Da allora rimase legato alla città di Ferrara. Ha lavorato con i più grandi registi, da Lizzani a Pupi Avati

Nella storia della cinematografia, Capolicchio resterà per sempre Giorgio

Nella storia della cinematografia, Capolicchio resterà per sempre Giorgio

Ferrara, 5 maggio 2022 - Era un volto molto noto anche agli spettatori cinematografici ferraresi, quello di Lino Capolicchio scomparso ieri all’età di 78 anni. Un volto noto sia per la sua presenza in città in occasione dei tanti eventi dedicati, soprattutto, alla proiezione del film “Il giardino dei Finzi Contini” (1970), suo primo ruolo di spessore nel cinema dopo aver esordito nel 1968 con “Escalation” di Roberto Faenza. Ma anche di quella in tre film di Pupi Avati con il quale era legato da un intenso sodalizio artistico.

Per il film di Vittorio De Sica, tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani, che nel 1972 si fregiò di un Oscar per il miglior film straniero, Lino Capolicchio vinse nel 1971 un David di Donatello come miglior attore protagonista. Riveste il ruolo, infatti, di Giorgio, amico di Micol (Dominique Sanda) della quale era innamorato ma che gli dimostra soltanto simpatia e si concede invece a Giampaolo (Fabio Testi). Un film ambientato nel periodo 1938 -1943 che si dipana sulla storia di una ricca e aristocratica famiglia israelita, che le leggi razziali prima e la deportazione nazista poi distruggeranno completamente. Fu quella la prima volta che l’attore di Merano girò nel territorio ferrarese. Vi ritornò con “La Casa dalle finestre che ridono” (1976) che il regista bolognese girò nel comacchiese con al centro la villa Liberty Boccaccini alla Collinara di San Giuseppe di Comacchio. Racconta di un pittore (Capolicchio, appunto), chiamato a restaurare un affresco terribile, raffigurante il martirio di San Sebastiano tra due figure ghignanti. Vivrà delle vicende strane ed inquietanti che porteranno alla morte atroce di alcune persone da lui conosciute. Un thriller-horror, diventato un cult-movie.

Pupi Avati ritornerà nell’area ferrarese, le Valli di Volano, per girare “Le strelle nel fosso”(1978) in cui Lino Capolicchio è uno dei quattro figli (gli altri sono Gianni Cavina, Carlo Delle Piane e Giulio Pizzirani) che insieme al padre (Adolfo Belletti) vivono isolati in un casolare dove all’improvviso spunta una donna(Roberta Paladino) di cui tutti si innamorano al punto da sposarla tutti insieme secondo un rito antico per poi addormentarsi in un sonno eterno: la donna era la morte. Ritroviamo Lino Capolicchio nel recente “Il Signor Diavolo” dove Pupi Avati gli affida il ruolo di un arciprete in un horror imperniato sul delitto di un quattordicenne che uccide un suo coetaneo in una storia ricca di superstizione religiosa. Film di Pupi Avati che nascono da leggende popolari, favole raccontate nelle storie di paese nei quali Lino Capolicchio si cala con molta aderenza ai personaggi interpretati. Esperienze nel cinema, ma anche nel teatro e in televisione, oltre che in quelle di regista cinematografico (“Pugili”, 1995 e “Diario di Matilde Manzoni”, 2002) che Lino Capolicchio racconta nella sua autobiografia “D’amor non si muore” presentato all’Apollo Cinepark di Ferrara il 12 febbraio 2020. Ed anche quella volta il pubblico ferrarese gli tributò una calorosa accoglienza.