
Il parroco don Mauro Petrini celebrerà la messa con la partecipazione delle autorità civili domenica alle 11 nella chiesa del Suffragio Domani alle 17 recita del rosario e messa prefestiva
Domenica Bertinoro festeggia i suoi compatroni, i santi bretoni Maglorio, Pascasio e Sansone. Oggi alle 20.30, nel Teatro Novelli, è in programma ‘Scegliemmo di camminare insieme’, incontro e testimonianze per il ventennale dell’associazione VolontariA. Domani alle 17 recita del rosario e messa prefestiva nella chiesa del Suffragio, dove domenica alle 11 il parroco, don Mauro Petrini, celebrerà la messa con la partecipazione delle autorità civili. Seguirà un momento conviviale.
Ai santi Maglorio e Sansone, vescovi di Dol, e Pascasio, vescovo di Vienne, è legata la fondazione e l’origine del nome Bertinoro. Il loro culto si diffuse grazie a due pellegrini bretoni che nella seconda metà del 600, di ritorno da Roma, si fermarono a vivere in eremitaggio nel luogo dove poi sorse il paese, che proprio da loro prese il nome. "Quei due pellegrini – affermava don Enzo Ronchi, già parroco del Suffragio e studioso della storia del paese, nel suo libro ‘Bertinoro e la sua Badia nei secoli’ – con le genti che si riunirono attorno a loro costituirono il primo nucleo di quella che si doveva poi sviluppare in una delle abbazie più antiche e stimate d’Italia, Santa Maria d’Urano, e in seguito di quel castrum che porta il loro nome Britannorum. Bertinoro, infatti, li considera fondatori e patroni della città". Sarebbe infondata, quindi, l’ipotesi che il nome del paese derivi da un gioco di parole attribuito a Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, quando, dopo aver assaggiato l’albana, commentò: ‘Sei degna di berti in oro". "Eppure – continuava don Ronchi – basterebbe poco per smontarla. Bertinoro appare nei documenti storici poco prima del 1000, prima sotto il nome di castrum Cesubeum, dal nome del monte sul quale sorse, poi di castrum Brittinori ed altre simili versioni, fino al Brettinoro di Dante. Galla Placidia nacque intorno al 386 e morì a Roma nel 450. Quanti miracoli avrebbe dovuto fare la celebre protagonista perché si verificasse l’aneddoto attribuitole?".
Alessandro Rondoni