Continua il dibattito infinito su come effettuare la ricostruzione post-alluvione. Il Wwf, attraverso il suo direttivo, esprime diverse perplessità per quanto emerso nel corso della commissione consiliare tenutasi in Provincia martedì. Le azioni da intraprendere, dicono gli ambientalisti, "sono molteplici ma il concetto ispiratore dovrebbe essere quello di recuperare innanzitutto, ovunque possibile, spazio per i fiumi, dai tratti collinari e montani sino alla pianura dove spesso scorrono tra argini artificiali, ed espandere il limite fluviale caratterizzato dalle sponde. Tra gli interventi citati si parla invece di aumentare le quote di sommità degli argini, della costruzione di muri idraulici in cemento armato per il contenimento degli argini, e dell’abbassamento delle golene del fiume (con abbassamento medio di 50 cm nel tratto cittadino) per aumentare la sezione di deflusso del corso d’acqua. Tutte operazioni non lungimiranti e che aggravano il processo di canalizzazione innaturale già in atto da decenni, il quale porta all’ aumento della velocità della corrente e dell’incisione ed erosione degli alvei e una minor espansione e minor ricarica delle falde acquifere, che si alimentano attraverso il contatto idraulico diretto con il fiume sovrastante". In una tale "condizione di criticità, boschi e vegetazione riparia, rappresentano una fondamentale difesa idraulica, in quanto sono in grado di rallentare la corrente e trattenere il terreno con le radici: è un controsenso quindi tagliare gli alberi vicino agli argini, come è stato fatto di recente".
L’amministrazione provinciale "dichiara che i prossimi interventi saranno effettuati sotto la supervisione di un dottore forestale in modo da eseguire un taglio selettivo nelle aree oggetto d’intervento. Perché questo non è stato fatto da subito, per evitare la distruzione di interi boschi?". Per i lavori di gestione della vegetazione riparia verranno spesi 1 milione 600 mila euro, tuttavia, non sono questi i lavori idonei a mettere in sicurezza il territorio da piene consistenti."Ridare spazio ai fiumi è un imperativo che deve concretizzarsi in progetti immediati e in rapide realizzazioni di allargamento-spostamento degli argini ovunque possibile, individuando e realizzando aree di laminazione delle piene (ex cave, meandri, golene, lanche). Ci aspetta un grande lavoro di pianificazione e riprogettazione del territorio".