Ai tavolini dei bar basta alzare gli occhi per ricordare quel terremoto che altri forse hanno dimenticato: la torre dell’orologio di Tredozio è convalescente, la parte alta fasciata da pali di legno. Prima della ‘cura’, quasi tutto il centro storico era zona rossa: rischio crollo, divieto per le auto, negozi chiusi, consentito entrare solo a piedi. Il colore rosso resta nelle catene che cingono diversi palazzi inagibili.
Era il 18 settembre 2023, quasi un anno fa: la terra tremò alle 5.10, epicentro Marradi ma è stata l’alta valle del Tramazzo il luogo più colpito. Magnitudo 4.9. "Almeno i lavori privati sono partiti – allarga le braccia il sindaco Gianni Ravagli –. La gente si è rimboccata le maniche, come è stato in tutta la Romagna per l’alluvione. Noi però abbiamo avuto anche il terremoto... Ora serve un salto di qualità, con ulteriori finanziamenti".
Sono circa 1.100 i residenti. All’ingresso del paese, il municipio è ancora chiuso. Stessa sorte per il supermercato e le chiese, se non fosse che il parroco, don Massimo, ha voluto che almeno le porte siano aperte. "In tutto il ‘cratere’, con 6 comuni romagnoli, sono 120 milioni di euro di danni. Se lo Stato non li avesse saremmo messi male... – sorride il sindaco –. A volte però mi chiedo se un terremoto relativamente ‘piccolo’ sia un vantaggio. Perché se ne parla poco. E per cercare notizie su internet occorre associarle alla parola ‘Marradi’, che è vicinissima ma fa già parte della Toscana". Qui, al tempo del granduca, i benestanti fiorentini venivano in vacanza. L’eredità di quel tempo sono i palazzi eleganti ma antichi: hanno sofferto il sisma.
"Palazzo Fantini è il luogo della cultura, il giardino ospita gli incontri musicali e letterari. Ma non si può più entrare", lo indica Ravagli passeggiando insieme all’assessore Carlo Versari. Di fronte c’è palazzo Saletti: "Una società lombarda era pronta ad acquistarlo, voleva farne una struttura residenziale. Dopo la scossa non se n’è fatto più niente". Poco più giù le case popolari: un cartello avverte di un’imminente riunione per valutare le crepe. "Alcuni dei residenti sono nelle case Acer a Modigliana". Gli sfollati sono 170, quasi il 15% della popolazione, 50 gli edifici inagibili. Sono 37 i nuclei familiari che hanno ricevuto i primi sei mesi del Cas (fino a 900 euro), il contributo di autonoma sistemazione per chi non ha più un tetto. A gennaio arriveranno altre sei mensilità.
La torre dell’orologio non rischia più di crollare, ma il terremoto incombe ancora sulle vite delle persone. La giovane coppia che gestiva il supermercato danneggiato ha preferito cambiare vita. "Il resto della rete commerciale ha retto". Tabaccheria, forno e merceria sono attivi negli spazi di quello che chiamano "centro servizi": una palazzina bassa in piazza XXV Aprile, ex parcheggio che ospita provvisoriamente anche il municipio. Ci si arriva lungo la Faentina o, dal centro, attraversando un piccolo ponte sul fiume. È stata costruita dopo il terremoto. La sfida, però, è quella di riportarli nel cuore del paese, dov’erano prima, per non desertificarlo. "Perché senza servizi, Tredozio muore".
Anche la scuola – infanzia, elementari e medie – è chiusa: l’anno scolastico 2023/24 è trascorso nelle tende, a un certo punto dentro il palasport, finché non è stata inaugurata una struttura prefabbricata. "Ne avremo bisogno per 4-5 anni. Per questo abbiamo già un accordo con la Regione per riscattarla per 380mila euro. Quando non servirà più per le aule, potrebbe diventare ostello a supporto del centro sportivo". Per riaprire le scuole, però, potrebbero servire fino a 5 milioni di euro.
Già, i soldi ci sono? Per i piccoli lavori dei privati sono stanziati 30mila euro per ogni unità immobilitare (4,8 milioni il fondo per tutto il cratere). Almeno 15 cantieri stanno partendo: a questi è stato liquidato il 50%. "Servono 17 milioni per i nostri ‘edifici strategici’. Se li otteniamo – chiude Ravagli –, rimettiamo a posto Tredozio. A costo di dormire in municipio i prossimi due anni...".