REDAZIONE FORLÌ

Ultima sfida nelle piazze. Zattini-Rinaldini, ora le urne: "Sono certo, vinceremo noi": "Non starò chiuso in ufficio"

La campagna elettorale più calda: 400 militanti per il sindaco, 500 per il suo sfidante "Dovevamo essere i barbari, rimessa in moto la città". "Noi di sinistra stiamo con la comunità".

Ultima sfida nelle piazze. Zattini-Rinaldini, ora le urne: "Sono certo, vinceremo noi": "Non starò chiuso in ufficio"

Circa 400 persone in piazzetta della Misura, 500 in piazza Saffi. La passione politica – numero più, numero meno – ha infiammato l’ultima notte della campagna elettorale.

Ha cominciato il centrodestra alle 18.30, una festa con musica e piadina. A inaugurare il palco è stato il depurato leghista Jacopo Morrone: "La festa più grande vogliamo farla lunedì". Con lui la ministra alla disabilità Alessandra Locatelli: "Questa è una squadra strepitosa". Poi tocca alla compagine di Fratelli d’italia, nelle parole del capolista Vincenzo Bongiorno: "Forlì era una piccola cenerentola e ora ha finalmente rialzato la testa". Si presenta poi la lista civica Forlì Cambia: "I nostri candidati rappresentano un po’ tutta la comunità, siamo una famiglia composta da forze che hanno rinunciato al proprio simbolo di partito per il bene della città". Il Popolo della Famiglia incalza: "Qui ci sono genitori e bambini, questa è la città che vogliamo". Subito dopo arriva il turno di Forza Italia: "Se la sinistra vincesse tutto ciò che è stato fatto sarebbe annullato e torneremmo in una dimensione brutta, oscura e lugubre", ha detto la deputata Rosaria Tassinari.

Alla fine sale sul palco il sindaco Gian Luca Zattini: "Mi sembra ieri che eravamo qui 5 anni fa a chiudere una campagna elettorale bellissima che ci ha portato a realizzare il sogno, dopo oltre 50 anni, di cambiare il volto della città. Eravamo attesi come i barbari, ero stato dipinto come la quintessenza del male, invece abbiamo dimostrato di essere persone per bene". Zattini, poi, passa all’attacco: "I primi giorni in Comune ho chiesto agli uffici di presentarmi i progetti pronti per la città. Li aspetto ancora: non c’era niente. Allora ci siamo rimboccati le maniche per rimettere in moto la macchina. Con Medicina e l’aeroporto, dopo pochi mesi abbiamo realizzato il programma che doveva essere di 5 anni. La sinistra in questo non ci ha mai appoggiato, ma ci ha ostacolato".

Il sindaco è tornato a citare Covid e alluvione, i disastri che hanno funestato il mandato: "Ora uno dei primi obiettivi sarà completare la ricostruzione. Abbiamo fatto tanto, le fogne sono perfette e mi meraviglio di una coalizione che ha ravanato per trovare due pozzetti sporchi...", secondo lui "sciacallaggio intorno alla tragedia". Lunga la parentesi dedicata all’elenco dei risultati raggiunti. "Io non ho l’obiettivo di un voto in più, ma cerco di rappresentare al meglio la mia città e sono certo che saremo ancora insieme lunedì".

E mentre Zattini finiva con ‘Romagna mia’, Rinaldini partiva con ‘Bella ciao’. Prima hanno parlato i partiti: Alleanza Verdi e Sinistra con Marisa Fabbri ha ricordato l’impegno di tante persone a realizzare un programma concreto per la città; Giacomo Zattini, candidato alle europee per il Movimento 5 Stelle ha ricordato "il ricatto del viceministro Galeazzo Bignami che ha minacciato di togliere i fondi se non smetteranno le polemiche", promettendo di andarli a prendere lui i fondi in Europa se il Governo si tirerà indietro. Sì sono poi susseguiti Massimo Marchi e Michele Fiumi per RinnoviAmo Forlì, Maria Grazia Creta per Avs, il senatore Marco Croatti del M5S che ha acceso la folla, che ha poi intonato più volte "Graziano, Graziano".

Per il Pd sono intervenuti Michele Valli e Gessica Allegni, in un crescendo di entusiasmo che ha portato sul palco il sindaco di Cesena (ricandidato) Enzo Lattuca: "Ho visto una città che ha rinunciato a essere capoluogo della Provincia – ha dichiarato –, un Comune che ha abbandonato gli altri del comprensorio al proprio destino. Una città che si è richiusa su se stessa, che ha rinunciato al ruolo di capofila". Ha raccontato che il suo Comune, Cesena, ha portato a Tredozio le transenne dopo il terremoto, "perché da Forlì non le mandavano" (per la verità, a ottobre, il capoluogo annunciò di aver mandato tre ingegneri). Concludendo il suo intervento con la menzione del comandante in capo: "Se uno vuole esserlo, gli stivali nel fango li deve mettere, si deve sporcare, non si fa il comandante chiuso nel palazzo".

A Rinaldini non è rimasto che ringraziare i volontari, gli iscritti "che si sono prodigati in questa campagna". È stato il momento dell’orgoglio: "Siamo qui grazie alla grandezza dei nostri sindaci". Li ha citati tutti, da Franco Agosto fino a Davide Drei: "Non siamo umarell, siamo gente di centrosinistra e la gente di centrosinistra sta con la propria comunità. Non stiamo chiusi negli uffici quando c’è da spalare o scavare, spaliamo e scaviamo". Sottolineando poi come Zattini sia "commissariato da Buonguerrieri, da Morrone e dall’altro, quello che non citiamo, che vuole fare lui il sindaco la prossima volta". Il riferimento, evidente, è all’ex deputato di Italia Viva Marco Di Maio, e chiude la campagna più calda.

Sofia Nardi

Matteo Bondi