Covid Imola, focolaio nella casa di riposo. Medici cacciati: arriva l’unità di crisi

Sei vittime e 83 casi di positività tra ospiti e operatori alla Venturini. Ma i professionisti: "Lanciammo noi l’allarme con due mail, nessuno ci ha risposto"

Il direttore Alberto Minardi

Il direttore Alberto Minardi

Imola (Bologna), 27 dicembre 2020 - Un allarme lanciato più di due settimane fa. Ma a quelle mail, mandate da due dei tre medici che si occupavano degli anziani di una struttura per anziani di Imola, l’Ausl non ha mai risposto. E ora proprio quei medici sono stati "sollevati dall’incarico". Sì, perché nella ’Cra’ Venturini si è scatenato un focolaio di Covid violentissimo, con 65 ospiti e 18 operatori positivi e sei vittime. Una situazione tanto critica da far nascere un’Unità di crisi che ha deciso di estromettere i professionisti convenzionati con la struttura che avevano assistito gli ospiti negli ultimi due anni. Ora però spuntano due mail, mandate il 10 e 13 dicembre dai medici Irene Di Lella e Anna Maria Iannone, in cui si evidenziano, fra gli altri, due problemi principali. Il primo: il trasferimento nella struttura di 4 pazienti dall’ospedale di Imola, tre dei quali sono poi risultati positivi. Il secondo: l’estrema carenza di risorse, personale e dispositivi di protezione e la "promiscuità" di infermieri e operatori socio sanitari fra i reparti.

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"Vi comunico il mio assoluto disappunto su questa gestione – scrive Di Lella –. Ci tengo a precisare che questa struttura rischia la diffusione di un focolaio Covid che non è in grado di gestire...". Parole che sono risultate profetiche. "Ho saputo del trasferimento solo il 5 dicembre – racconta Di Lella – e mi sono molto arrabbiata. Poi ho scritto all’Ausl e al sindaco Marco Panieri, ma nessuno mi ha risposto. La Cra Venturini fino a quel momento non aveva mai avuto contagi, salvo due operatori, subito isolati, che si erano ammalati il 30 ottobre. Da marzo a dicembre nessun ospite era stato contagiato, segno che la nostra gestione era ottima. Noi siamo sempre stati molto attenti. Invece il 10 dicembre gli ospiti positivi erano già una decina".

Anche la dottoressa Iannone, nella mail del 13 dicembre, ha sollevato il problema della carenza delle risorse e "promiscuità" del personale. Ma l’Ausl non ci sta e respinge in toto questa versione. E lo fa per bocca di Alberto Minardi, direttore del distretto imolese nonché coordinatore del Nucleo operativo che ora gestisce la struttura di via Venturini. "Il virus nella residenza non l’hanno portato gli anziani trasferiti dall’ospedale – dice –. L’ha portato un operatore, come peraltro accaduto in altre strutture del territorio. Dopo accurate indagini, ne abbiamo la quasi certezza".

Minardi poi ricostruisce la scansione temporale: "Tre anziani sono stati trasferiti il 24 novembre, una il 26 novembre. Erano tutti Covid free, non avevano sintomi e i loro tamponi erano negativi. Per precauzione, sono stati messi in isolamento. Il 3 dicembre l’ospite trasferita il 26 ha accusato i primi sintomi, il tampone ha poi dato esito positivo. Questo ci fa credere che sia stato un operatore a contagiarla. I contagi infatti sono stati in vari reparti". La decisione di "sollevare" i medici convenzionati, chiude Minardi, è stata presa per garantire "un’assistenza continua agli ospiti da parte di geriatri, impossibile con la gestione precedente". Il caso, su cui già le opposizioni hanno sollevato dubbi e domande, non è affatto chiuso.