Crac Bio On, il giudice dissequestra 30 milioni

I beni erano riconducibili al presidente Astorri e al suo vice Cicognani "Il reato di manipolazione del mercato non è perseguibile causa prescrizione"

Migration

Il giudice per l’udienza preliminare di Bologna, Maria Cristina Sarli, accoglie la richiesta di dissequestro dei beni avanzata il 25 luglio, al termine dell’udienza preliminare sulla vicenda Bio On, dai difensori di Marco Astorri e Guido Cicognani. Il sequestro preventivo, ricorda Sarli nel provvedimento, era stato disposto ‘d’urgenza’ dal pm il 23 ottobre 2019, quando scoppiò la bufera giudiziaria che travolse Bio-On e che fece finire nei guai, tra gli altri, proprio Astorri e Cicognani, presidente e vicepresidente della società di bioplastiche.

All’epoca fu disposto "il sequestro preventivo diretto del profitto dei reati di manipolazione del mercato e di false comunicazioni sociali" – quest’ultimo poi modificato dal pm in bancarotta impropria da reato societario – "quantificato in 36 milioni 275.538 euro (poi ridotti a 30 milioni 949.027)". Tuttavia, "secondo la ricostruzione accusatoria, fatta propria dal gip che ha convalidato il sequestro e dalla Cassazione, il sequestro ha avuto ad oggetto il profitto del reato di manipolazione del mercato avvenuta tra il 2015 e il 2017", mentre "non emerge in alcun modo che il profitto sottoposto a sequestro sia derivato" dal reato di false comunicazioni sociali (poi modificato in bancarotta impropria). Perciò, scrive il giudice, "la sentenza di non luogo a procedere per prescrizione" per quanto riguarda l’accusa di manipolazione del mercato – relativa "alla negoziazione, tra il 2015 e il 2017, di strumenti finanziari il cui valore era stato falsato per effetto di comunicati ritenuti non veritieri" emessi tra l’aprile 2015 e il 2017 – "comporta l’accoglimento della richiesta di dissequestro". Di contro Sarli rigetta "la richiesta di conversione" del sequestro preventivo in conservativo (che serve a garantire il pagamento di quanto dovuto in caso di condanna, ndr) avanzata dalla Procura e dalle parti civili. Questo perché, si legge ancora nel provvedimento del giudice, nel caso specifico "non emergono i presupposti applicativi dell’istituto".

Ora si attende l’inizio del processo, la cui prima udienza è stata fissata per il 18 novembre e che vede imputate, oltre ad Astorri e Cicognani, altre sette persone, mentre un decimo imputato, il revisore dei conti di ‘Ernst & Young’, Alberto Rosa, ha patteggiato un anno e 6 mesi.

"Anche a nome di Marco Astorri – ha detto il suo avvocato, Tommaso Guerini – esprimo grande soddisfazione per un provvedimento tanto atteso quanto giusto ed equilibrato. Quanto avvenuto oggi è un primo, ma fondamentale passo verso l’accertamento di una verità che proclamiamo da tre anni e che ci aspettiamo emerga con forza dal processo: Bio On non era un castello di carte e quanto avvenuto a luglio del 2019 non è responsabilità di Marco Astorri, né degli altri imputati", ha concluso il legale di Astorri.