Gelate e siccità, anno duro per la campagna

Il bilancio dopo il raccolto estivo. Le associazioni: "C’è ancora da lavorare sul fronte assicurativo e sulla disponibilità d’acqua irrigua"

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di Gabriele Tassi

La piaga dell’agricolura l’anno scorso aveva un paio d’ali e si chiamava Cimice indiana. Ora, l’estate dopo, c’è anche il clima a fare sempre più bizze e a mettere i bastoni fra le ruote ai lavoratori dei campi. Dalle gelate di marzo e aprile, alla terra riarsa di questi ultimi mesi, con le coltivazioni funestate da una sete incolmabile. Per Alessandro Scala, segretario locale di Coldiretti le soluzioni "passano da un’evoluzione tecnica e tecnologica, ma anche, soprattutto nel caso delle gelate, a un progredire del fronte assicurativo". Secondo Scala infatti i ’ventoloni’, veri e propri maxi vetilatori che la notte vengono attivati nei campi per alzare la temperatura delle coltivazioni "non sono sufficienti per i grandi appezzamenti. Serve una rivoluzione del sistema assicurativo: dovrebbe essere istituita una copertura diffusa per tutte le aziende agricole, un po’ come quella delle automobili, con clausole ’personalizzabili’ dal titolare, a seconda delle necessità".

Il raccolto. "Per quanto riguarda cereali – prosegue Scala – è stato buono in termini quantitativi: il grano ha avuto buone produzioni e rese. Per quanto riguarda invece foraggio (tipo l’erba medica), che ha bisogno di acqua, le cose vanno un po’ meno bene. Chi ha la stalla è preoccupato perché dovrà comprare fieno all’esterno".

Venendo al comparto frutticolo, i nostri cavalli di battaglia, come pesche e albicocche, hanno visto causa gelate "prezzi buoni per i produttori, ovviamente parametrati alla quantità". Pesche da 80 centesimi al chilo (alcuni anni era a venti). Stessa cosa albicocche, con quotazioni intorno all’euro al chilo. Un quadro in cui si inseriscono anche le orticole. Infine "c’è la vendemmia in arrivo – aggiunge Scala –: si parla di una produzione in flessione, anche qui però, prezzi interessanti". Drammatica invece la situazione delle pere: "La varietà Williams vede prezzi alti al cliente perché sono state pochissime".

Pere, colpitissime dalla cimice indiana quelle di Giordano Zambrini, presidente di Cia Imola: "Danni fino al 50% – reclama – addirittura peggio dello scorso anno. Ma in certe zone la situazione è molto migliorata". Il numero uno di Cia sul Santerno insiste su un "generale ammanco di produzione dal 20 al 30%, che, nonostante l’aumento dei prezzi non porta a un guadagno soddisfacente per gli agricoltori". In cima alla lista delle cose da fare per contrastare i cambiamenti climatici Zambrini mette "gli investimenti sull’acqua irrigua, soprattutto in collina, dove la necessità di nuovi invasi è sempre crescente".

Tira le fila Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna: "Si confermano le perdite di frutta a causa delle gelate. E anche sulle produzioni autunnali si faranno sentire gli effetti delle gelate, in particolar modo sul kiwi. Al momento, gli agricoltori sono alle prese con la problematica della disponibilità idrica, che speriamo possa essere presto superata da precipitazioni. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e gli agricoltori ne pagano le conseguenze: sono sempre più urgenti misure per proteggere le produzioni e realizzare quelle infrastrutture necessarie alla tenuta del settore primario".