"I social e la paura di essere tagliati fuori"

Studenti e studentesse riflettono su usi e disusi delle piattaforme online: "Comodità e sicurezza, ma ci sono anche ansia e depressione"

"I social e la paura di essere tagliati fuori"

"I social e la paura di essere tagliati fuori"

È ormai innegabile che non possiamo più fare a meno della rete. Tutto il mondo è connesso e ci serviamo del cellulare o del pc per ogni cosa: prenotare un aereo, ascoltare musica, giocare, effettuare ricerche, svolgere compiti. Siamo tanto abituati che quando per caso il nostro device è scarico ci sentiamo perduti e ci domandiamo: "Ma come sono riusciti a vivere senza connessione nei tempi passati?". I nostri genitori e i nostri nonni ci hanno raccontato che quando erano scolari e avevano bisogno di parlare con un loro compagno, usavano il telefono fisso. Essi dunque si rapportavano con un genitore che rispondeva alla telefonata e a cui bisognava chiedere di chiamare il proprio figlio o figlia al ricevitore. Era impensabile telefonare più volte, perciò prima di contattare il compagno bisognava avere chiaro in mente cosa dire e anche come dirlo.

Oggi invece possiamo dire che, tramite i social, siamo sempre in costante comunicazione con i nostri amici. Diciamo e disdiciamo con un frasario gergale per tutto il giorno e tutti i giorni. Eppure i social, se da un lato ci offrono comodità e sicurezza dall’altro possono generare diversi problemi legati soprattutto a un uso prolungato e non corretto.

Infatti da diversi studi è emersa una stretta correlazione tra l’uso eccessivo dei social e problemi psicologici come ansia, depressione, stress e riduzione della propria autostima. La dipendenza dai social viene generalmente definita ‘Fomo’, acronimo di Fear of missing out (paura di essere tagliati fuori).

L’individuo avverte la necessità di essere sempre informato sulle attività altrui e teme di esser escluso dal "gruppo". Secondo alcuni esperti la necessità di appartenenza e di inclusione è una istanza atavica che nei tempi antichi, però, garantiva la sopravvivenza. A essere maggiormente colpiti sono i giovani, in particolare gli adolescenti, per i quali sentirsi parte di un gruppo è estremamente importante. Sono più inclini rispetto agli adulti alla cosiddetta "validazione sociale" vale a dire alla lusinga di cercare l’approvazione attraverso i "mi piace". In tal modo, però, essi rischiano di invalidare il senso di autostima, subordinandola al compiacimento altrui. Dalle statistiche emerge che mediamente gli adolescenti trascorrono più di tre ore al giorno sui social media.

Le conseguenze di tali abitudini portano tra l’altro – dicono gli studiosi – a una drastica riduzione della capacità empatica perché i giovani, abituati a un’interazione virtuale, faticherebbero, a contatto con un interlocutore fisico, a riconoscerne le emozioni dall’espressione facciale e dalla prossemica.

Classe 1ªB scuola Valsalva