La consigliera leghista no Green pass di Imola: "Niente Comune, mi collego da remoto"

Rebecca Chiarini continua la battaglia iniziata sui social: "E' una norma priva di fondamento sanitario"

Rebecca Chiarini, la consigliera leghista di Imola no Green pass

Rebecca Chiarini, la consigliera leghista di Imola no Green pass

Imola, 25 ottobre 2021 - Per andare in Consiglio comunale bisogna avere il Green pass? E Rebecca Chiarini, consigliera leghista a Imola, non ci sta: pur di non esibire il certificato verde ha  annunciato che non parteciperà più di persona alle sedute del consiglio, limitandosi a collegarsi in remoto.  "Non è mia intenzione - ha dichiarato - esibire una tessera per esercitare la prerogativa di rappresentare gli imolesi che mi hanno eletta". I motivi della protesta? Per Chiarini quella sul Green pass "è una norma priva di fondamento sanitario, contro la quale ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte. Intendo esprimere, anche con questo piccolo gesto, la mia vicinanza a tutti coloro che, per diverse ragioni, in questo momento soffrono la compressione dei propri diritti, ma anche a coloro che non si sono ancora resi conto che chi si oppone a questa misura lo fa per tutelare i diritti di tutti i cittadini". La prossima seduta è quella del 28 ottobre, ma la consigliera no pass non metterà piede in comune fino al 31 dicembre.

Perché, spiega ancora,  "si tratta di una grave limitazione del diritto elettorale passivo che non intendo avallare con il mio comportamento, sia per rispetto delle persone che mi hanno dato la loro fiducia sia per solidarietà con i cittadini imolesi che, per lavorare, sono costretti ad esibire un lascia passare".

La battaglia no green pass non è nuova, per la consigliera leghista, che ha iniziato sui social la campagna contro il provvedimento del governo Draghi, di cui pure il suo partito fa parte.  "So bene che l'esibizione del Green pass è imposta da un decreto dello Stato e che l'amministrazione di 'sinistra' della città si adeguerà a una disposizione difficile da disapplicare, ma si tratta di una norma priva di fondamento sanitario contro la quale ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte - contesta la leghista - Da lavoratrice, cittadina e giurista non intendo in alcun modo legittimare questa grave discriminazione e spero che anche la 'sinistra' che, dopo aver abbandonato le lotte per i diritti dei lavoratori, apra gli occhi e si renda conto della pericolosa deriva democratica della quale la tessera verde è solo l'ultima manifestazione", aggiunge Chiarini, che ammette di non sperare molto nel 'ravvedimento' del centrosinistra.