La burocrazia penalizza chi esce dal carcere

La voce dei lettori

Sono un cittadino che si è trovato ad aiutare un immigrato egiziano, rilasciato dal carcere. Al momento del rilascio, questa persona vantava un credito di 94 euro per il lavoro svolto in carcere. Per avere questa somma –  ho telefonato martedì, perché le telefonate si ricevono solo di martedì – mi è stato detto che quanto dovuto potrà essere consegnato soltanto all’interessato, previo appuntamento (nessuno può entrare senza appuntamento all’interno del carcere), e che deve essere richiesto personalmente via mail. E tutto questo quando il credito sarà stato certificato e bollato! Ma se la persona quasi non parla l’italiano, come in questo caso, come chiedere informazioni? E se non ha mail e neppure un telefono? Possibile che in un paese civile alle persone che escono dal carcere per fine pena non possa essere già dato un appuntamento per incassare quanto dovuto o almeno consegnato uno scritto (preferibilmente multilingue) che spieghi quale procedura seguire con tempi certi? Tutto è lasciato nelle mani di volontari, che nulla possono di fronte alla burocrazia. Ho dovuto spiegare tutto questo ad un uomo di 40-50 anni che piangeva davanti a me. Per la maggior parte di noi 90 euro sono il costo di una gita al mare, ma per una persona rilasciata dal carcere che vive in strada 90 euro possono essere la differenza tra riprendersi in mano la vita e la reiterazione di un reato.

Giulio Marchesini Reggiani