Sanità e liste d'attesa, il privato è una risorsa

Appena è apparsa la notizia che il governo intendeva mettere a punto un piano (e relative norme) per ridurre le liste di attesa sono apparse dichiarazioni ed interventi a sostegno del SSN tutti concordi nel sostenere che l’esecutivo intende privatizzare la sanità a favore degli interessi delle imprese. Senza rendersi conto che l’unico modo per arrivare in tempi rapidi ad una soluzione o, quantomeno, ad un miglioramento dello stato di estrema crisi è quello di poter fare affidamento su tutte le risorse di cui l’Italia dispone. Limitando il discorso alle sole farmacie, tutti sono ormai al corrente che questi presidi della salute si stanno sempre più attrezzando per venire incontro alle esigenze delle persone: dagli holter, agli elettrocardiogramma, alle analisi, alle misurazioni della pressione; e pronte a nuovi impegni come le ecografie che non sarebbe complicato, in caso di accordi, poter eseguire. Indubbi i vantaggi sui tempi, specie se lo stato riconoscesse alle stesse farmacie il rimborso dei costi delle prestazioni che si può presumere siano più contenuti di quelli sostenuti dalle ridondanti e burocratiche strutture pubbliche. Chi si oppone a queste misure di buon senso si teme possa farlo solo per questioni ideologiche: viva lo Stato e dannazione a chi cerca il profitto; suggerendo il dubbio che l’interesse per il benessere dei cittadini sia solo un pretesto. E giù a chiedere soldi, salvo poi lamentarsi se si gestisce il bilancio statale in deficit. L’amministrazione pubblica, da sempre, possiede il master in burocrazia, mentre per quanto riguarda la scienza dell’organizzazione si è fermata alla licenza elementare. Ed è fuori strada, anzi ci ha portato sull’orlo del baratro, chi confonde l’adozione di corrette procedure con lo sfruttamento.

Enrico Venturoli