
Louis Dassilva ha iniziato uno sciopero della fame in carcere dopo che gli è staat negata la scarcerazione
Rimini, 28 aprile 2025 – Louis Dassilva, unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, ha iniziato uno sciopero della fame dal carcere dove è detenuto. Il senegalese, che si proclama innocente, ha scelto la protesta più estrema per ribadire la sua estraneità ai fatti.
I suoi difensori si sono recati nella casa circondariale di Rimini per incontrarlo e discutere della situazione, divenuta ancora più tesa dopo i recenti sviluppi giudiziari. Nel giro di pochi giorni, infatti, le speranze di Dassilva di ottenere la scarcerazione sono svanite: prima il gip Vinicio Cantarini ha respinto la richiesta di libertà, poi anche il tribunale del riesame di Bologna ha confermato la misura cautelare.
Nonostante il doppio no dei giudici, Dassilva continua a gridare la propria innocenza, ora affidandosi alla lotta del digiuno.
La nuova richiesta di scarcerazione
Oggi, comunque, l'avvocato Andrea Guidi con il co-difensore Riario Fabbri hanno depositato un secondo appello al Tribunale del Riesame di Bologna per chiedere la scarcerazione del 35enne senegalese.
La prossima udienza probabilmente si terrà dopo il primo maggio e verterà in gran parte sula confessione della nuora di Pierina, Manuela Bianchi che in un incidente probatorio durato tre giorni ha raccontato di aver incontrato Dassilva la mattina del 4 ottobre nel garage di via Del Ciclamino prima che il corpo della 78enne fosse rinvenuto. La donna avrebbe quindi detto che fu proprio il 35enne ad avvisare la nuora del cadavere e le diede istruzioni su come e cosa dire al 118 e alla Polizia.
In carcere da quasi un anno
Dassilva si trova in carcere dal 16 luglio 2024 con l'accusa di aver ucciso Pierina Paganelli, 78 anni, colpita con 29 coltellate nel garage di casa a Rimini il 3 ottobre 2023. "Non ho mai fatto del male a Pierina”, ha sempre detto anche nei giorni successivo all'omicidio.
I legali del senegalese avevano contestato la seconda ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Vinicio Cantarini, ritenendo che mancassero prove specifiche che collocassero Dassilva nel garage di via del Ciclamino la mattina del 4 ottobre, prima della chiamata al 118.
Secondo i giudici Dassilva deve restare in regime di detenzione. Nelle motivazioni dell’ultimo diniego alla libertà per il senegalese, i giudici hanno spiegato che gli indizi raccolti nelle perizie di parte, nei raffronti sui passi, utilizzi di cellulari, e, soprattutto, i riscontri parola per parola rispetto alla testimonianza-fiume di Manuela Bianchi acquisita in incidente probatorio compongono un impianto accusatorio ancora pienamente in forze.