Anziana muore: dottoressa nei guai a Macerata. "Dose sbagliata per un caso di omonimia"

Le fu somministrata una quantità di Coumadin insufficiente, quella prevista dal sistema per un’altra paziente con lo stesso nome

In tribunale è finita la vicenda di un’anziana deceduta all’ospedale di Macerata

In tribunale è finita la vicenda di un’anziana deceduta all’ospedale di Macerata

Macerata, 26 maggio 2022 - Un caso di omonimia avrebbe indotto un medico a somministrare una dose insufficiente di un farmaco, causando la morte di una paziente. È l’accusa mossa alla dottoressa Maria Ellida Domizi, imputata di omicidio colposo per quanto sarebbe avvenuto nel settembre del 2019 all’ospedale di Macerata.

Ma adesso un accertamento tecnico potrebbe chiarire come siano andate le cose e quali siano le reali responsabilità per l’accaduto. La dottoressa Domizi era in servizio al centro di sorveglianza anticoagulanti di Macerata. Dovendo occuparsi di una paziente, la maceratese Adele Luchetti, 78enne, che aveva una fibrillazione atriale, aveva inserito il suo nome nel sistema Taonet, che registra e documenta nomi e cure di chi segue la terapia anticoagulante orale con il farmaco Coumadin. Ma dal sistema sarebbero venute fuori due persone con lo stesso nome e cognome: oltre alla maceratese, infatti, era registrata anche un’altra Adele Luchetti, una 86enne di Tolentino.

La dottoressa non si sarebbe sincerata dell’identità precisa della paziente ricoverata e alla maceratese avrebbe somministrato il dosaggio di Coumadin registrato per la tolentinate. Purtroppo, però, quel dosaggio sarebbe stato troppo basso per la maceratese, e la mancanza del farmaco le avrebbe alterato i valori del sangue, provocando un ictus ischemico di origine cardioembolica: così la maceratese sarebbe morta.

Dopo avere fatto gli accertamenti sulla vicenda, la Procura aveva chiesto l’archiviazione delle accuse alla dottoressa, che sarebbe stata in modo incolpevole indotta in errore dal caso di omonimia. Ma i figli della donna deceduta, assistiti dall’avvocato Gabriele Cofanelli, avevano fatto opposizione, ritenendo che ci fossero stati negligenza e imperizia nel comportamento del medico del centro di sorveglianza anticoagulanti, per non avere verificato con attenzione i dati della ricoverata. Il giudice per le indagini preliminari, Domenico Potetti, aveva condiviso le osservazioni e fatto l’imputazione coatta per la dottoressa, ipotizzando il reato di omicidio colposo per non aver svolto i necessari approfondimenti sull’esatta identità della donna ricoverata. Ieri, dunque, il caso è finito all’esame del giudice Giovanni Manzoni, in udienza preliminare.

Nel corso della discussione sul caso, è emersa l’opportunità di disporre un incidente probatorio sull’accaduto, per stabilire con precisione se e in che misura la dose insufficiente di farmaco abbia inciso nel causare la morte della paziente. L’udienza è stata dunque rinviata al 6 luglio, per riesaminare il caso e per procedere con i necessari accertamenti. La dottoressa Domizi, assistita dall’avvocato Renato Coltorti, potrà dare la sua versione e chiarire come andarono le cose per respingere l’accusa, mossa contro di lei.