"Cannabis per combattere il morbo di Crohn"

Al via il progetto di ricerca dell’Area Vasta e dell’Università di Camerino, ma prima serve l’ok dell’Ufficio stupefacenti del ministero

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di Franco Veroli

Valutare in che modo la cannabis possa avere un effetto terapeutico nel morbo di Crohn. È questo lo scopo di un progetto per il quale l’Asur Marche ha impegnato 25mila euro, e che vedrà protagonista la Scuola del farmaco dell’Università di Camerino. A questo scopo, la direttrice dell’Area Vasta 3, su delega della direzione generale Asur, ha sottoscritto una convenzione con l’ateneo camerte, sottolineando però "che lo svolgimento delle attività progettuali in essa previste è subordinato al rilascio dell’autorizzazione all’uso a fini di ricerca di preparati di cannabis medica, da parte dell’Ufficio centrale stupefacenti del ministero della Salute" e che ha una durata di dodici mesi, dalla data di rilascio della predetta autorizzazione. La base normativa è data dalla legge regionale 26 del 7 agosto 2017 ("Uso terapeutico della cannabis") che contiene disposizioni sull’impiego di medicinali e di preparati magistrali a base di cannabis, per finalità terapeutiche da parte degli operatori e delle strutture del Servizio sanitario regionale. In particolare, l’articolo 7 prevede che la Regione "la ricerca scientifica finalizzata alla sperimentazione clinica dell’efficacia della cannabis nelle patologie neurologiche, infiammatorie croniche, degenerative, autoimmunitarie e psichiatriche e al miglioramento della terapia del dolore e delle cure terminali". Con la legge regionale 41 del 30 dicembre 2019, poi, sono state poste le basi economiche per questa finalità. Il passo successivo è stata la presentazione del progetto "Valutazione di formulazioni di cannabis terapeutica nella malattia di Crohn", che ha come obiettivo specifico quello di valutare (utilizzando colture di cellule intestinali umane) in modelli pre-clinici in vitro quale delle formulazioni di cannabis ha un maggiore effetto nel ridurre i segnali cellulari e molecolari che caratterizzano la malattia.

L’Asur ha individuato quale responsabile del progetto per l’azienda il dottor Giampiero Di Serafino, direttore dell’Unità operativa complessa "Terapie del dolore e cure palliative" dell’Area Vasta 3 di Macerata. Le malattie infiammatorie croniche intestinali nelle Marche hanno una prevalenza calcolata di circa lo 0,2–0,4%, cioè tra tremila e seimila pazienti, e sono delle vere e proprie malattie sociali. Quella di Crohn è una malattia infiammatoria intestinale idiopatica cronica con un’incidenza annuale che va da 3 a 20 casi per 100mila abitanti. Al momento non esiste una cura, la maggior parte dei pazienti richiede un trattamento medico continuo e circa il 50% ha bisogno di un intervento chirurgico a dieci anni dalla diagnosi. "Non c’è quindi da meravigliarsi che alcuni pazienti si rivolgano a modalità di trattamento alternative, tra cui l’uso di cannabis per alleviare i sintomi della malattia". Anche perché "i cannabinoidi hanno dimostrato di avere un effetto anti infiammatorio, analgesico e immunomodulatorio in vari modelli di preclinici e in trial clinici".