Coronavirus, guarito don Peppe Mari: "Commosso da tanto affetto''

Il missionario di Urbisaglia negativo dopo il contagio all’ospedale di Cingoli “Moltissime persone mi sono state vicine’’

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Urbisaglia (Macerata), 24 aprile 2020 – I messaggi dalla sua comunità, dal Belgio all’Africa e Paraguay, le telefonate del vescovo Nazzareno Marconi, le videochiamate dalla casa di riposo in cui andava a celebrare messa ogni settimana. È stata questa ondata di affetto a fare compagnia, in ospedale, a don Giuseppe Mari di Urbisaglia, conosciuto come «don Peppe», risultato positivo al coronavirus durante il periodo pasquale . E guarito tra la domenica della Divina misericordia e lunedì, quando è stato sottoposto al doppio tampone. Ha prestato servizio come missionario per trent’anni in Africa e per altri sei anni in Paraguay, per poi tornare in Italia e sottoporsi ad alcune cure. Per un problema alla schiena, da giovedì grasso è stato ricoverato all’ospedale di Macerata, dove è rimasto per un circa mese ; poi è stato portato alla lungo degenza di Cingoli per un altro mese e lì ha scoperto di essere stato contagiato. La notte di Pasqua è stato quindi trasferito a Jesi, dove si trova tuttora. Don Giuseppe, come sono stati questi giorni di positività? "Ho avuto piena fiducia nel Signore, a prescindere da come andasse. Mi ha commosso l’affetto di tante persone: hanno pregato per me, mi hanno incoraggiato. Vorrei ringraziare uno ad uno. Domenica scorsa sono stato sottoposto al primo tampone e lunedì al secondo, come il mio amico di stanza. Entrambi negativi. Solo una notte, durante la settimana in cui sapevo di avere il Covid-19, ho avuto 39 di febbre e un po’ di tosse. Mi hanno curato con l’antivirale Plaquenil per l’infezione (usato anche contro la malaria e l’artrite reumatoide, ndr) e l’eparina come anticoagulante del sangue. Medici e infermieri sono stati ottimi, ogni giorno mi hanno fatto le analisi e controllato la saturazione di ossigeno". E adesso, dove andrà? "Sono ancora all’ospedale di Jesi: mi stanno cercando un altro posto per la lungodegenza in provincia. A mia sorella, che pure mi è stata tanto vicino, hanno detto che non ci sono posti disponibili per adesso a Treia; quindi forse mi rimandano a Cingoli. Tanto non ho scelta, dove mi portano vado. Poi, quando ci si potrà spostare fuori regione, credo che verrò trasferito in una clinica specializzata per il mio problema alla schiena, i cui dolori restano. Intanto però, ora che sono guarito dal Covid, potrò andare a fare la risonanza magnetica a Macerata". Lei aveva detto: «Sono colpito, ma non abbattuto». Come va avanti? "Dovrò continuare a stare in ospedale. Le preghiere mi fanno sentire vicino don Emilio Grasso, sacerdote in missione in Paraguay, fondatore della comunità Redemptor Hominis a cui appartengo, il vescovo Nazzareno, gli amici di Lina, il vicesindaco Marta Pantanetti e i suoi genitori, i catechisti, don Marino e tante altre persone. Sono nel mio cuore".