Covid Macerata: "Altri venti pazienti guariti con i monoclonali"

Il primario di Malattie infettive Chiodera: terapia resa possibile dalle Usca. "Il mese di ottobre decisivo per capire quale sarà l’evoluzione della pandemia"

Alessandro Chiodera, primario di Malattie infettive

Alessandro Chiodera, primario di Malattie infettive

Macerata, 30 settembre 2021 - "Dopo l’impennata di casi di fine agosto, probabilmente frutto degli assembramenti estivi, quando fu riaperta per qualche giorno la palazzina Covid per alleggerire il pronto soccorso, ora la situazione sembra tranquilla. Non c’è una particolare pressione sugli ospedali". Alessandro Chiodera, primario di malattie infettive all’ospedale di Macerata, descrive così l’attuale fase della pandemia.

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La vaccinazione ha avuto un ruolo decisivo?

"Direi di sì. La conferma è data anche dal fatto che oltre il 90% delle persone ricoverate non sono vaccinate, come ha ricordato di recente anche l’assessore Saltamartini".

Però hanno contratto il Covid anche persone vaccinate con doppia dose…

"Vero, ne abbiamo avute e ne abbiamo anche qui da noi. Voglio, però, sottolineare come nella stragrande maggioranza dei casi in queste persone la malattia si è manifestata in forma lieve, tanto che raramente c’è stato bisogno di ricorrere al ricovero in ospedale. È stato sufficiente seguire questi pazienti a domicilio. E, poi, come noto, non in tutti il vaccino, diciamo così, "attecchisce" nello stesso modo, non solo quello contro il Covid ma anche gli altri".

Per quanto riguarda le terapie anti Covid ci sono delle novità?

"Da metà settembre a oggi, qui a Macerata abbiamo trattato altri otto pazienti con la terapia a base di anticorpi monoclonali, destinata a soggetti con patologie serie e attuata nella fase precoce della malattia, il cui scopo è quello di evitare l’aggravamento e, dunque, il ricovero. Con quelli trattati a Civitanova si arriva a una ventina di persone. Per lo più sono di una certa età, ma non mancano soggetti relativamente giovani, 40enni o 50enni. La ripresa di questa terapia è dovuta alla intensa attività delle Usca, che insieme ai medici di base procedono all’identificazione precoce dei parametri e delle condizioni cliniche a rischio di evoluzione della malattia. Il trattamento si fa in ospedale e richiede circa tre ore tra preparazione del paziente, infusione degli anticorpi e tempo di attesa per verificare che non ci siano reazioni avverse".

L’Aifa ha autorizzato l’uso di tre nuovi farmaci…

"Sì, ma con precise indicazioni. Si tratta di farmaci cosiddetti immunomodulanti, tre potenti antinfiammatori, destinati a pazienti ricoverati le cui condizioni generali rischiano di peggiorare rapidamente. In ogni caso, cortisone, eparina e ossigeno restano i riferimenti di base".

Che cosa ci aspetta nelle prossime settimane?

"Difficile dirlo. Non siamo nelle condizioni dello scorso anno, però nessuno si azzarda a fare previsioni. Credo che capiremo come stanno andando le cose da come la pandemia evolverà nel corso di ottobre. Se si consoliderà la situazione attuale, allora credo che potremo guardare con fiducia ai prossimi mesi".

Gli fa eco Rita Curto, primario del pronto soccorso di Civitanova. "Se continua così, andremo sempre meglio. Credo che potremo capire l’evoluzione della pandemia nell’arco di qualche settimana. Speriamo bene".