FRANCO VEROLI
Cronaca

Dalla diagnosi al ritorno alla vita: "Prevenzione e consapevolezza: il tumore ovarico si può battere"

Oggi è la Giornata mondiale per la lotta contro una malattia che colpisce sempre più donne. Il direttore di Ostetricia e Ginecologia: "L’intelligenza artificiale in oncologia sarà una risorsa preziosa".

Dalla diagnosi al ritorno alla vita: "Prevenzione e consapevolezza: il tumore ovarico si può battere"

Dalla diagnosi al ritorno alla vita: "Prevenzione e consapevolezza: il tumore ovarico si può battere"

"Dal tumore ovarico si può guarire, ricominciare la vita, anche quella di relazione. Ma servono consapevolezza e prevenzione". Nel giorno in cui si celebra la Giornata mondiale per la lotta contro il tumore ovarico, Mauro Pelagalli, direttore del Dipartimento Materno Infantile dell’Ast 3 e direttore dell’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia all’ospedale di Macerata, invita le donne ad immaginare un sistema di cura della propria persona che preveda il riconoscimento precoce di questa malattia.

Qual è l’incidenza del tumore ovarico?

"Abbastanza elevata. La stima è che questo tipo di carcinoma in Italia colpisca circa 1,5 persone ogni 10mila. È il settimo tumore femminile in ambito generale. Per questo serve consapevolezza".

Cioè?

"Il tumore ovarico ha una percentuale di incidenza molto elevata su base familiare legata alla mutazione del Brca 1 e 2. Per identificare i soggetti e i ceppi familiari in cui incide maggiormente non serve cercare per forza la presenza o meno di tumore ovarico all’interno della generazione, è sufficiente evidenziare l’incidenza piuttosto elevata di tumori al seno. Quando c’è la presenza di un tumore mammario ci può essere questa mutazione e, quindi, possiamo andare a cercarla. Nello stesso tempo è necessario sottoporsi ad una visita periodica ginecologica annuale che non può prescindere da una ecografia trans vaginale, ad oggi il più importante sistema per avere una diagnosi immediata. Spesso questo non accade, come verifichiamo dalle pazienti che giungono in osservazione al nostro Centro in ospedale"

Un Centro di riferimento regionale…

"Non solo. Uno tra i quaranta più importanti d’Italia per la gestione di questa malattia, sia dal punto di vista chirurgico sia da quello chemioterapico, come provano ripetuti riconoscimenti per la nostra attività, frutto di una equipe strutturata e qualificata. Ogni anno, nelle Marche, su un totale di circa 120 pazienti, 80/90 sono gli interventi effettuati qui a Macerata. Il problema del carcinoma ovarico è la diagnosi tardiva. Basta una semplice impegnativa del medico di base per accedere, gratuitamente, al percorso diagnostico terapeutico e assistenziale regionale presente nel nostro Centro. Il reparto di ginecologia oncologica di Macerata è gemellato con l’omonimo reparto della Fondazione Policlinico Gemelli: una scelta che ho voluto fortemente per condividere dati, conoscenze e casistiche, e mettere insieme le esperienze per sviluppare una condotta clinico – terapeutica la migliore possibile. I risultati ci confortano, ma non siamo mai soddisfatti del tutto, puntiamo sempre a migliorare. Lottare contro il tumore significare essere tenacemente proiettati in una battaglia quotidiana, la vittoria non è altro che la buona salute delle pazienti".

La tecnologia può essere d’aiuto?

"Sì. L’ospedale di Macerata è dotato, grazie alla direzione generale, di avanzate tecnologie: endoscopi, chirurgia laparoscopica, ultrasuoni, sistemi multifunzione. E siamo in odore di robotizzazione, un sistema che consentirà, in particolare, il trattamento degli stadi iniziali di questo tipo di tumore".

E l’intelligenza artificiale?

"Per la medicina è una risorsa preziosa, specie in oncologia. Consente, nella fase diagnostica, di scomporre l’immagine ecografica in tanti pixel, ciascuno dei quali ha un suo intrinseco valore che confrontato, in tempi rapidissimi, con la propria memoria. Può arrivare presto a darci una risposta diagnostica quasi assimilabile a un esame istologico".