Civitanova, requisito un carico di trentamila mascherine

I dispositivi provenienti dalla Bosnia sono stati bloccati dall’Ufficio Dogane. Poche settimane fa lo stop ad altri 315mila pezzi

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Civitanova (Macerata), 23 maggio 2020 – T rentamila mascherine generiche, provenienti dalla Bosnia, sono state requisite a Civitanova dai funzionari dell’Ufficio delle Dogane e dei Monopoli. Erano destinate ad una società marchigiana per essere commercializzate all’interno dei confini regionali e saranno consegnate, nel nome dell’interesse nazionale, alla Protezione civile della Regione Marche e il ritiro è previsto a giorni. La merce era priva delle etichettature di conformità previste dalla legge e quindi è stata declassata: da mascherine chirurgiche a dispositivi generici, quindi non sanitari e non anti Covid-19. L’importatore lavora nel campo del commercio di materiale destinato a protezioni anti infortunistiche. In un mese è la seconda operazione di ‘ripulitura’ dal mercato di mascherine non sicure e anche stavolta l’Ufficio dell’Agenzia delle Dogane di Civitanova, diretto da Silena Cingolani, si conferma un presidio di legalità e di contrasto ad attività di importatori che, a fini di profitto, tentano di far entrare dispositivi sul territorio nazionale senza rispettare le normative di sicurezza per combattere il contagio. Prima di intercettare questo carico proveniente dalla Bosnia, l’Agenzia delle Dogane di Civitanova aveva requisito il 7 maggio una partita di 315mila mascherine di importazione cinese e del valore di 160mila euro dichiarati in dogana, un caso che ebbe anche una ribalta nazionale perché su quella operazione fu critico il leader della Lega Matteo Salvini e perché venne fuori – circostanza poi non confermata – che erano destinate al Senato. L’importatore era un imprenditore fermano. Nelle bollette doganali aveva dichiarato 300mila mascherine di tipo chirurgico che però non avevano il nulla osta sanitario e 15mila mascherine del tipo FFP2, che viaggiavano senza il marchio CE e senza la conformità certificata dall’Inail. Una serie di mancanze che avevano prodotto anche in quel caso il declassamento a dispositivi generici e perciò a mascherine non sanitarie e non anti Covid. È fondamentale in questo periodo l’attività di controllo degli uffici delle Dogane affinché le mascherine che arrivano al consumatore finale abbiano tutti i requisiti di sicurezza . I dispositivi medici, ovvero le cosiddette mascherine chirurgiche, e quelli di protezione individuale, che sono invece le mascherine modello FFP2 e FFP3, se presentano il marchio CE sono sdoganabili subito altrimenti servono autocertificazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Inail. Le mascherine generiche, per passare indenni la dogana, devono invece essere invece confezionate in modo da chiarire che non sono adatte per uso medico né rappresentano un dispositivo di protezione individuale e devono riportare la dicitura che non garantiscono la tutela delle vie respiratorie.