Dosi a domicilio, il lavoro sporco ai medici di base

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Andrea

Mosca*

La campagna vaccinale, per quanto riguarda i medici di medicina generale, si è in pratica conclusa ormai un mese fa. La nostra attività è risultata indispensabile solo per la vaccinazione dei soggetti più fragili, i non deambulanti o gravemente vulnerabili che sono stati raggiunti a domicilio. Non per lamentarsi, ma questo era il ‘lavoro sporco’, cioè vaccinare a domicilio, senza supporto amministrativo né infermieristico, senza l’ambulanza al seguito. Eppure la vaccinazione di questi soggetti ha ampiamente superato nella nostra equipe di Tolentino il 90% : pochissimi cittadini hanno rifiutato le dosi, quasi esclusivamente a causa della campagna di dis– o mala – informazione. Per non parlare della politicizzazione che ha subìto la problematica quando seguire le indicazioni di un comitato scientifico nazionale equivaleva a schierarsi con una fazione politica. Chi ha avuto dubbi, li ha avuti per questi motivi e non c’è stato medico di famiglia che sia riuscito a convincerlo del contrario. Quando abbiamo iniziato a vaccinare altre categorie, siamo stati più volte ripresi, minacciati, controllati, costretti a redigere giustificazioni settimanali fino a che abbiamo abbandonato la presa. Abbiamo preso atto che le vaccinazioni dovevano essere eseguite nei centri vaccinali, a qualsiasi costo (umano, professionale, organizzativo) e ci siamo fatti da parte. Sospetto che qualcuno voglia farci rientrare nel meccanismo ancora una volta per svolgere un ‘lavoro sporco’: scovare i non vaccinati, cercare di convincerli, magari offrendo loro una vaccinazione a domicilio o in ambulatorio. Non sarà questa la motivazione che ci spingerà a tornare a vaccinare.

*Medico di base