"Io, punita per amore della musica Dall’anoressia alla vittoria di X Factor"

La civitanovese Sofia Tornambene scelta come testimonial per il progetto contro le discriminazioni "Ho sofferto molto a scuola, derisa da maestre e compagni. Dal tunnel sono uscita grazie alla famiglia"

di Marina Verdenelli

Dal palco di X-Factor a quello davanti a una platea di studenti. Anche Sofia Tornambene, 19 anni, in arte "Kimono", ha alle spalle una storia di discriminazione, che ha vissuto proprio per la sua passione per la musica. Per questo, è stata scelta come testimonial per una campagna promossa dalla commissione regionale per le pari opportunità. Sofia, che cosa le è capitato? "Alla scuola elementare e alle medie ero molto timida e per questo spesso ero derisa dai compagni. Faticavo a fare amicizie, stavo in disparte. Durante una verifica mi ricordo che canticchiavo, perché per me la musica era molto importante, avendo un padre musicista, e la maestra mi punì. Facevo ancora le elementari, lei si avvicinò mentre facevo il compito e mi disse di smetterla, perché non eravamo a Sanremo, ma a scuola. Poi mi prese per il collo e mi mise in un angolo della classe, in castigo. Ci rimasi molto male e i miei compagni quindi risero di me". Non gradivano la sua passione per la musica a scuola?

"No, le maestre mi dicevano che cantare non dava un futuro, non era un lavoro, poteva essere soltanto un passatempo, una passione, ma io non dovevo concentrarmici troppo, perché non avrei avuto sbocchi. Non ho mai creduto a quelle parole, anche se pesarono molto, perché per me cantare, suonare era tutto. Amavo e amo la musica con tutta me stessa. Gli insegnanti dovrebbero formarci per il futuro, non era giusto dire certe cose".

I compagni la prendevano in giro?

"Sì, anche perché dopo quelle parole della maestra sono stata male e ammetto di aver affrontato un periodo di anoressia, perché a scuola mi escludevano". Come è riuscita a superare quei momenti?

"È stato grazie alla mia famiglia che ce l’ho fatta. Mamma mi è stata molto vicina, anche mio padre. Quando sei molto piccola, non racconti subito che cosa ti accade ma poi, arrivata alle medie, ero più cresciuta e ai genitori ho raccontato cosa avevo subìto e stavo subendo. Sono stati la mia àncora. La famiglia mi ha sempre spinta a credere in me stessa, mi ha spronata a seguire la passione musicale ed è stata fondamentale per me". Che cosa vorrebbe dire alle insegnanti e ai bambini che l’hanno fatta stare male?

"Che le parole sbagliate hanno un grande peso e bisogna stare attenti, quando si parla. Le parole sanno fare molto male, soprattutto quando si è bambini". Adesso è più serena?

"Sì, sono cresciuta, mi sento molto fortunata ad avere la famiglia che ho, perché mi appoggiano in tutto. È molto utile parlare e condividere le cose, sono molto attaccata ai miei genitori, facciamo musica insieme, è molto bella questa complicità. Poi ho imparato a lasciar perdere tante cose. La maturità ti dà anche questa forza. Dall’anoressia sono uscita e poi adesso ho molte amicizie, che ho trovato proprio nell’ambiente della musica.

Incontrare gli studenti che effetto le ha fatto?

"Sentire le loro storie di discriminazioni mi ha emozionata e mi ha fatto ricordare la mia, soprattutto quando una ragazza ha parlato dell’anoressia. Famiglia e scuola hanno il compito di educare, evitare discriminazioni dipende anche da questo". Che progetti ha?

"È uscito da poco il mio disco, ‘Dance Mania, stereo love’ e ho iniziato a fare live. Ora vivo a Milano e sto lavorando già a un nuovo disco, che uscirà a settembre, quindi vado in studio, registro, ho parecchio da fare. L’anno scorso ho fatto la maturità e ora sono un po’ più libera".