"La pandemia? Un’occasione per rinnovarsi"

Il manager Oscar Farinetti: chi vale ne uscirà migliorato, gli altri invece peggioreranno. Cosa serve alle imprese? Più coraggio e meno paura.

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di Franco Veroli

Farinetti, lei ha detto che da questa tragedia, la pandemia, usciremo rinnovati. Ne è ancora convinto?

"Certo. Convintissimo. Rinnovati in questo senso: i migliori ne usciranno ancora migliorati, mentre i peggiori lo saranno ancor di più. Diciamo che in questa pandemia abbiamo avuto, abbiamo e avremo il modo di amplificare i nostri orientamenti, nel bene e nel male. I migliori costituiscono una platea formidabile su cui contare per rifondare il nostro Paese. I migliori non sono così pochi come sembra. Il fatto è che la gente per bene non fa rumore. Sono almeno la metà: è giunta l’ora che si facciano sentire".

La rinascita passa dai sentimenti: speranza, fiducia, coraggio, lei dice. Possibile?

"Sento incredulità nella sua domanda. Lo so bene che non è di moda parlare di sentimenti. Si respira in giro il tipico cinismo dei tempi bui. Quando vige la sfiducia, la paura delle responsabilità, il pessimismo, il pensare in piccolo, la predisposizione a lamentarsi, l’egoismo... non c’è regola che tenga. Non si pagano volentieri le tasse ad uno Stato di cui si ha sfiducia, non si riduce la burocrazia se chi ha funzioni pubbliche rifiuta di assumersi responsabilità. Non si creano posti di lavoro se gli imprenditori non hanno coraggio. Dobbiamo modificare i sentimenti umani, come sempre è avvenuto nelle epoche in cui il nostro Paese viaggiava alla grande (l’ultima è stata 6070 anni fa, con il miracolo economico)".

La nuova economia dovrà fondarsi su un rapporto nuovo con la Madre Terra. Quali le direttrici concrete lungo le quali definirlo?

"Quattro. Ripensare gli strumenti che producono polveri sottili, nell’intento di azzerarle. Portare la produzione di energia al 100% da fonti rinnovabili, per non mandare più co2 in eccesso nell’atmosfera. Trovare il modo di riusare tutti gli scarti del nostro consumo. Portare l’agricoltura e l’allevamento verso il rispetto della terra , degli animali e della salute umana. Tutte cose su cui noi italiani siamo già bravi e tra i Paesi più evoluti. Ma dobbiamo accelerare e dare l’esempio al mondo".

Che ruolo deve e può giocare l’Europa e, in essa, l’Italia nel disegnare il futuro?

"L’Europa deve essere la portatrice dei più grandi valori di armonia umana e rispetto della natura verso il mondo, prendendoli dalla sua storia. L’Italia deve puntare sulle proprie vocazioni di creatività e bellezza, integrandole con le altre nazioni sorelle del vecchio continente".

Come devono ripensarsi e rimodularsi le imprese rispetto ai cambiamenti in atto?

"Più coraggio e meno paura. Più insieme e meno da soli. Più mondo e meno provincialismo. Più deleghe e meno individualismo. Più rispetto anche se meno profitto. Più investimenti e meno dividendi. E vedrà che i migliori lo faranno. E vedrà che i migliori contageranno anche gli altri. Sarà un bel rimbalzo... dopo che avremo toccato il fondo. Ma fortunatamente non manca molto".