La procura fa appello: sindaco a processo

Pietro Cecoli dovrà tornare in tribunale dopo l’assoluzione in primo grado "perché il fatto non sussiste": l’udienza è fissata per il 17 gennaio

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di Paola Pagnanelli

Assolto in primo grado, dovrà ripresentarsi in tribunale il sindaco di Monte Cavallo Pietro Cecoli (nella foto), accusato di aver continuato a prendere il Cas pur essendo tornato a vivere nella casa che lui stesso aveva dichiarato inagibile per il sisma. La procura ha infatti fatto appello contro l’assoluzione, e il caso dovrà essere riesaminato ad Ancona: Cecoli era stato uno delle migliaia di sfollati del terremoto del 2016. Alla luce delle valutazioni dei tecnici, la casa era stata dichiarata inagibile con una ordinanza firmata dal sindaco, cioè dello stesso Cecoli che poi, come tutti, aveva chiesto il contributo per l’autonoma sistemazione. Ma a novembre del 2018 si scoprì che lui e la moglie vivevano nell’abitazione di proprietà: a documentarlo, c’erano persino le foto pubblicate sui social network dai coniugi. La Guardia di Finanza fece alcuni sopralluoghi nell’edificio inagibile, trovandoci sindaco e moglie alle 7 di mattina; nel container dove avrebbero dovuto vivere, invece, era tutto spento e gelido. Da qui erano partite le denunce per indebita percezione di 11mila euro di contributo pubblico e per aver violato l’ordinanza sindacale. Due anni fa, la vicenda finì all’esame del giudice per l’udienza preliminare Domenico Potetti, nel processo con il rito abbreviato. Il pm Enrico Riccioni chiese la condanna a un anno e mezzo di reclusione, richiesta a cui si associò l’avvocato Giuseppe De Rosa, parte civile per Francesca Germoni, Francesco Capeccia e Mario Ranci, consiglieri comunali di opposizione. Invece l’avvocato difensore Francesco Copponi sollecitò l’assoluzione del sindaco, facendo presente che la casa era effettivamente inagibile, che le foto sui social erano vecchie, e che per il mancato rispetto dell’ordinanza si poteva chiudere tutto con una oblazione di 50 euro. Il giudice aveva accolto in pieno la tesi difensiva, e aveva assolto l’imputato "perché il fatto non sussiste": la formula più ampia. Secondo il gup infatti, tra l’altro, il sindaco si era trasferito perché il container non era una collocazione adatta per l’inverno: tornare a casa era stata una scelta transitoria e necessaria. La procura però non ha condiviso questa conclusione e ha fatto ricorso in appello insistendo per la condanna. L’udienza è stata fissata per il 17 gennaio.