L’abito per una cliente speciale: santa Camilla

Patrizia Ginesi ha realizzato la preziosa tessitura per le reliquie della monaca: "Mi ha messo soggezione, ho utilizzato un tessuto antico"

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di Paola Olmi

Realizzare il tessuto per l’abito di una santa non è cosa da poco. Lo ha fatto Patrizia Ginesi, titolare con Giovanna Varagona del laboratorio di tessitura "La Tela" di Macerata. La sua preziosa "cliente" è la clarissa Camilla Battista da Varano, morta nel 1524 all’età di 66 anni a Camerino durante un’epidemia di peste e proclamata santa da Papa Benedetto XVI nel 2010. A seguito del processo di ricognizione della santa qualche settimana fa sono state riconsegnate alla città le reliquie durante una cerimonia solenne tenuta nella basilica di San Venanzio. Ora la teca contenente le sue ossa e il cranio non presenta più corpo e volto standardizzati di un manichino in resina, non più un abito di fattezze industriali. Tutto è armonioso, verosimigliante e fedele. La santa è stata riposta nella chiesa del convento provvisorio delle Clarisse poiché quello storico è stato compromesso, per la seconda volta, dal terremoto. "Santa Camilla – spiega suor Laura Cristiana Girometti, vicaria della badessa del convento delle Clarisse di Camerino – era alta 1 metro e 58 centimetri e pesava 57 chili. Aveva avuto una malattia importante, con i muscoli del tronco e le braccia più robusti di quelle delle gambe. Il tutto è risultato dallo studio delle ossa e del cranio fatto nel laboratorio di antropologia dell’Università di Camerino grazie alle docenti Stefania Luciani e Isolina Marota. Per quanto riguarda lo studio dell’abito ci si è avvalse della consulenza storica e iconografica dei docenti dell’Università di Macerata Giuseppe Capriotti e Pierluigi Feliciati e della collaborazione di moltissimi esperti fra cui chi ha realizzato al telaio la stoffa per la tunica, il velo e il mantello, Patrizia Ginesi". "Avere fra ’le clienti’ una santa mi ha messo un po’ di soggezione – sorride Patrizia Ginesi –. Per le suore di Camerino avevo realizzato anche una tovaglia da altare dedicata alla santa ma creare il tessuto con cui è stata vestita mi ha molto emozionata". Con quale stoffa era vestita la santa precedentemente? "Indossava un abito industriale rilasente agli anni ‘50". Quando ha iniziato la lavorazione? "A febbraio di questo anno". Con cosa è realizzato il tessuto? "Le fibre usate sono la seta con cui ho preparato l’ordito e la lana sopravissana con cui ho realizzato la trama. I colori sono due toni di marrone e il nero. La tecnica è detta ‘armatura a saia’, armatura diagonale, quella con cui è realizzato il denim per intenderci. Un tessuto molto antico e molto resistente". Cosa la emoziona ancora? "La ricognizione precedente – continua Ginesi – è stata fatta nel 1959. Mi emoziona sapere che fra magari 50 o 100 anni la teca sarà riaperta per verificare lo stato di conservazione delle reliquie e i nostri posteri potranno dire che è stato fatto un bellissimo lavoro di gruppo". Sta realizzando un altro lavoro molto importante, vero? "Sì – conclude Ginesi –, ho tessuto la tunica e il velo per la beata Mattia di Matelica". "Mettere insieme – continua suor Laura Cristiana – la ritualità, il canone, la pura scienza, la manodopera, l’artigianato di eccellenza, riuscire ad armonizzare il tutto non è stato semplice ma il risultato ha ripagato a tutti. Vedere persone che entrano qui, prendono una sedia e si avvicinano alla teca della nostra santa , per venire a pregare e anche a studiare questo nuovo corpo che contiene le sue vere ossa, il suo vero cranio e un abito che è molto vicino a ciò che indossava quando è morta, è qualcosa di straordinario. Le persone cercano in lei e trovano le sembianze di una persona cara, una di famiglia. E tutto ciò avvicina la gente a lei. E’ stato tutto molto impegnativo – spiega la vicaria –, ma quando la bellezza è presente, ferisce nel senso più profondo e non parlo di bellezza intesa come nei canoni attuali. Da giovanissima la principessa Camilla era cresciuta in un ambiente mondano, era di un’intelligenza e di una volontà non comuni, amava le arti e la cultura. In pratica era una donna molto attraente ma, da queste nuove e più somiglianti sembianze che la rappresentano come una sessantenne qual era, si può comprendere come la sua non fosse la bellezza stereotipata di oggi ma una bellezza volitiva e intrinseca". Cosa l’ha colpita maggiormente di tutto questo grande e complesso lavoro realizzato a più livelli e con molti esperti? "Qui – conclude suor Laura Cristiana – abbiamo le ossa del 1500 e la tecnologia più avanzata. Abbiamo messo insieme un percorso sapere che ha 500 anni. Mi affascina il guardare le cose antiche con uno stato nuovo. E’ stata un’avventura molto affascinante".