L’informazione tra cronaca e storia

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Pierfrancesco

Giannangeli

Una notizia che per certi versi non ha colto impreparati, ma per certi altri è stata inaspettata nella tempistica, perché la situazione, per quanto segnata dalla fragilità, è precipitata in poche ore. Una notizia che ha scatenato un’onda emotiva, sulla quale sono saliti anche i ragionamenti. La morte di Elisabetta II ha messo alla prova la tenuta del sistema dell’informazione, recentemente mai così al bivio tra la cronaca e la storia, considerata l’eccezionale durata del regno, la quantità di fatti e personaggi che ha incrociato, e, non ultima, la forte personalità della regina. I commenti, scritti o parlati, sono stati un diluvio, come le reazioni che hanno provocato. Secondo una tesi ripresa da più parti, con la morte di Elisabetta II si è chiuso il Novecento. Affermazione forse sorprendente, perché da un punto di vista cronologico il Novecento si è chiuso da un pezzo (ventidue anni) e secondo una tesi accreditata e molto citata, quella dello storico Eric Hobsbawm, addirittura è stato "il secolo breve", che comincia con la Prima guerra mondiale e termina con la caduta del Muro di Berlino. Elisabetta II sarà pure figlia del secolo scorso, ma ha regnato con piglio fermo pure in questo primo quarto di nuovo millennio (e sì, più o meno ci siamo al traguardo). Prova ne è che due giorni prima di morire ha dato la sua investitura al nuovo primo ministro, Liz Truss. Inoltre, vista da un’altra prospettiva, siamo sicuri che il Novecento sia concluso, mentre si sta combattendo una guerra nel cuore dell’Europa con le logiche militari del secolo passato, e non è l’unico esempio di una contemporaneità che affonda le sue basi nell’età precedente? Da alcune parti, poi, sono arrivate critiche alla gestione della notizia da parte dei nostri mezzi di informazione: troppo spazio, si è detto. Eppure, questa è una notizia enorme, che appunto sintetizza cronaca e storia, e dunque è già memoria. Allora qualche spazio in più non guasta.