"Mafia nigeriana padrona della città" Le parole di Pignataro sono un caso

I familiari di Pamela: "Confermati i nostri sospetti, ma i negazionisti non ci hanno dato ascolto"

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"La mafia nigeriana era padrona di tutta Macerata", ha detto l’ex questore Antonio Pignataro nel corso di un convegno a Roma, venerdì, organizzato dall’Unione italiana forense. Parole che non sono sfuggite alla famiglia di Pamela Mastropietro. "Abbiamo accolto con stupore e preoccupazione le parole dell’ex questore Pignataro – scrive l’avvocato Marco Verni, zio di Pamela e legale dei genitori –. Facendo riferimento alla sua esperienza a Macerata, ha prima affermato di essere stato minacciato dalla mafia nigeriana, dopo il depezzamento di Pamela e il raid di Luca Traini, poi ha elencato alcuni punti tra cui la fiducia "pari a zero" nei confronti dello Stato al suo arrivo nel capoluogo, lo spaccio di droga a cielo aperto, la mafia nigeriana padrona della città, la paura della gente a parlare, fino al concetto secondo cui "non sempre le istituzioni possono agire liberamente", in quanto "pressate dall’atmosfera politica, sociale e culturale" del territorio dove si opera. Risulta impossibile pensare che un poliziotto della sua esperienza e capacità abbia ripetuto il termine mafia, con riferimento specifico a quella nigeriana, con approssimazione e disinvoltura. Confermando i nostri sospetti, suffragati da elementi cui non sempre, e non da tutti, si è voluto dar ascolto: quando si è provato a portare l’attenzione sulla possibile esistenza di tal fenomeno a Macerata e nelle Marche, si è incontrata molta resistenza, sfociata in negazionismo da parte di qualcuno. Destano curiosità, allora, dopo tanto tempo, queste parole che per altro verso sono preoccupanti: quanto espresso è grave, dall’esistenza della mafia nigeriana alle minacce all’ex questore correlate all’omicidio di Pamela, allo stato in cui era Macerata, alle pressioni che sarebbe interessante conoscere. Parole che pesano come macigni e dovrebbero meritare un approfondimento anche nell’interesse della collettività".