Gianfranco Luzi morto, addio al marchese che aiutò Traini e il Gus

Aveva 83 anni ed era ricoverato a Torrette. Ex di Movimento sociale e Ordine nuovo, ospitò i migranti nelle sue proprietà a Treia

Il marchese Gianfranco Luzi aveva 83 anni

Il marchese Gianfranco Luzi aveva 83 anni

Treia (Macerata), 24 maggio 2020È morto la scorsa notte il marchese Gianfranco Luzi. Aveva 83 anni e viveva a Villa Votalarca, a Treia. Lascia la moglie e due figlie. Da sempre politicamente schierato a destra, in parte delle sue proprietà alloggiava i migranti del Gus di Macerata.

Per molti era un controsenso, ma non per lui. Aveva anche aperto un agriturismo in un’ala della villa, "Il vecchio granaio". Da qualche tempo era ricoverato a Torrette di Ancona e l’altra notte si è spento lì. Nel 2018, il suo nome finì alla ribalta nazionale perché aveva deciso di donare una somma alla famiglia di Luca Traini, condannato a 12 anni di carcere per la strage del 3 febbraio, quando sparò per strada a sei persone di origini africane. Era stato tacciato di essere uomo di destra ma col portafogli a sinistra, ma lui aveva spiegato con molta franchezza le sue ragioni. Diceva di essere "nato di estrema destra". Lo era anche suo padre, professore universitario a Bologna ucciso dai partigiani mentre cercava la sua famiglia (all’epoca nascosta a Pesaro) dopo la Repubblica Sociale. Luzi aveva militato prima col Movimento sociale poi con Ordine nuovo. Aveva deciso, tempo fa, di affittare diverse abitazioni di sua proprietà al Gus di Macerata: conosceva molto bene il responsabile, Paolo Bernabucci, a cui pensò avendo "l’Imu da pagare e le residenze più o meno libere". In alcuni periodi arrivò a ospitare fino a 140 migranti ma con il guadagno, sosteneva, non riusciva nemmeno a pagare i lavori per risistemare gli alloggi quando se ne andavano. Per questo ironizzava che "per avere il portafogli a sinistra avrei dovuto guadagnare di più".

Diceva di ammirare profondamente Bernabucci e il suo impegno nell’ospitalità di giovani bisognosi, e affermava che "molti sono ragazzi per bene, volenterosi, cercano di imparare l’italiano e di socializzare. Di contro ce n’è un’infinità che non gliene importa proprio niente. Fra quelli che ospito i peggiori sono i nigeriani, menefreghisti e strafottenti. Uno di questi era Oseghale ed è successo il peggiore degli omicidi, e subito dopo la sparatoria di Traini".

Luzi, fra le altre cose, finché aveva potuto guidare l’auto, accompagnava i migranti al supermercato perché il più vicino era a quasi due chilometri di distanza dagli alloggi. Lo faceva nonostante non fosse previsto nel contratto con il Gus. E poi un’altra decisione del marchese fece molto discutere, la decisione – dopo la sparatoria e l’arresto – di donare una somma alla famiglia di Luca Traini, che aveva conosciuto a una cena a San Severino in ricordo di un camerata.