GIORGIO GIANNACCINI
Cronaca

Maxi sequestro nel bazar cinese

Su articoli elettrici e utensili da cucina mancavano istruzioni e indicazioni sui materiali in italiano

Maxi sequestro nel bazar cinese

Maxi sequestro nel bazar cinese

Ben 3.387 articoli tra cui adattatori elettrici, lampadari e utensili da cucina (monouso) sono stati sequestrati in un bazar asiatico di Recanati, perché su tutta quella merce esposta non erano presenti le istruzioni in lingua italiana, così come non era indicata neanche la composizione dei materiali. Inoltre, nei confronti dell’esercente scatterà una multa davvero salata, visto che i prodotti in questione erano totalmente privi delle indicazioni minime previste per normativa dal codice del consumo.

È questa l’operazione che porta la firma dei finanzieri della Tenenza di Porto Recanati, guidati dal sottotenente Fabrizio Cori Carlitto. I controlli della Fiamme gialle sono stati effettuati tra il primo e il 2 maggio. In particolare, i militari hanno passato al setaccio un negozio situato lungo la strada Regina, nel territorio del Comune di Recanati, negozio che è gestito da un 34enne cinese. Così, in borghese, si sono messi a effettuare una serie di accertamenti sui prodotti che erano posti in vendita all’interno dell’esercizio commerciale. Ma ben presto sono emerse diverse irregolarità.

Entrando nello specifico sono stati trovati 3.387 articoli di varia natura, come adattatori di prese elettriche e lampadari, oltre a degli oggetti destinati a entrare in contatto con prodotti alimentari, ossia palette, forchette e altri utensili da cucina usa e getta. Peccato che la merce controllata fosse del tutto sprovvista delle avvertenze in lingua italiana e pure delle istruzioni sul corretto uso. E come se non bastasse, non erano nemmeno indicati i materiali che componevano quei prodotti. Inevitabilmente, la Guardia di finanza ha posto sotto sequestro amministrativo gli oltre 3mila articoli. Il titolare del negozio è stato segnalato alla Camera di commercio per i dovuti provvedimenti di natura amministrativa. Quindi, in parole povere, al 34enne arriverà a breve una maxi contravvenzione da 3mila euro.

Per questo motivo, gli scenari possibili saranno due: o il commerciante deciderà di pagare la multa per riavere indietro la merce, e in tal caso dovrà poi regolarizzare quei prodotti, aggiungendo le informazioni mancanti in lingua italiana. Oppure, se non sarà saldato il conto a stretto giro, gli articoli andranno distrutti perché non conformi per legge.

L’operazione si inserisce in un più ampio dispositivo di controllo a tutela dell’economia legale: contrastare la diffusione di prodotti non conformi agli standard di sicurezza significa contribuire a garantire una protezione efficace dei consumatori e un mercato competitivo, ove gli operatori economici onesti possano beneficiare di condizioni eque di concorrenza.