CHIARA GABRIELLI
Cronaca

"Molliamo dopo 24 anni, qui ormai è un mortorio. A Civitanova è diverso"

La storica pescheria di via Garibaldi chiuderà entro la fine dell'anno a causa della crisi economica e dei costi elevati. Una vita intera di sacrifici per le due socie, Rosalba Paci e Rosita Gasparroni, che non possono più permettersi di portare avanti l'attività. Un'epoca che si conclude.

"Molliamo dopo 24 anni, qui ormai è un mortorio. A Civitanova è diverso"

"Molliamo dopo 24 anni, qui ormai è un mortorio. A Civitanova è diverso"

La storica pescheria di via Garibaldi chiuderà entro la fine dell’anno: era il lontano 1999 quando Rosalba Paci e Rosita Gasparroni, civitanovesi, nella vita cognate e sul lavoro socie, aprirono la loro attività nel centro storico di Macerata, a due passi dai Cancelli. "Non faremo in tempo a festeggiare le ‘nozze d’argento’ – dicono, la voce incrinata dalla commozione –, non vale più la pena portare avanti la pescheria, rischiamo di andarci sotto con le spese. Tutto è cambiato. Chiuderemo a dicembre, ma ce ne andiamo a malincuore, abbiamo tanti clienti che ci sono affezionati, da una vita ormai, e noi siamo affezionati a loro. Le nostre clienti storiche in questi giorni vengono qui con le lacrime agli occhi, non possono credere che chiudiamo".

Fuori, sulla vetrina, i cartelli scritti a mano con i prodotti in offerta: "Oggi come oggi, la prima domanda che ci rivolge un cliente quando entra è se abbiamo qualcosa in offerta – raccontano Rosita e Rosalba –, la gente non spende come prima, se in passato venivano tre o quattro volte alla settimana adesso forse una a settimana o ogni 15 giorni addirittura. Non solo vediamo cosa accade qui ma anche noi nel quotidiano siamo le prime a rendercene conto, quando andiamo a fare la spesa, a stare attente, a voler risparmiare. Qui non abbiamo aumentato i prezzi, altrimenti non sarebbe venuto più nessuno". Una crisi economica profondissima, "la fase più grave è iniziata a gennaio 2023". Poi, "i controlli continui dell’Asl non ci danno tregua e l’affitto è altissimo, abbiamo chiesto al proprietario di abbassarlo ma non c’è stato verso. Di questi tempi non possiamo più permetterci di pagare 800 euro al mese". Infine, la questione del centro storico.

"Qui è un mortorio, c’è pochissima gente. A Civitanova è diverso, anche lì sono tempi duri ma almeno c’è più movimento". Una vita intera di sacrifici, "la sveglia all’una e mezzo del mattino per andare a scegliere il pesce al mercato ittico, poi passiamo a casa a cambiarci e alle 7 e un quarto siamo a Macerata in negozio, si dorme quando si può, un po’ il pomeriggio o qualche ora dopo cena, ma tutto questo per cosa? Se almeno ne valesse la pena, continueremmo, certo – si sfogano –, questo è il nostro mestiere, l’abbiamo sempre fatto, siamo figlie di pescatori. Ma non ci ricaviamo nemmeno più uno stipendio, dobbiamo dire basta. Tra l’altro, noi non abbiamo tredicesima o malattia, siamo tra i cosiddetti lavoratori autonomi, questa è l’Italia nostra". Il loro è un mestiere che si tramanda di generazione in generazione. "Ma ormai non c’è più nessuno che sa o vuole fare questo lavoro, non va per la maggiore pulire il pesce, quando cercavamo una ragazza per aiutarci non l’abbiamo trovata. E ai nostri figli non consiglieremmo di portare avanti un’attività da cui non ci sono abbastanza ricavi. Con noi, purtroppo, si chiude un’epoca".