"Offese a Scanzi su Facebook" Seconda assoluzione per Sgarbi

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Finisce 2-0 per ora la querelle giudiziaria tra Vittorio Sgarbi e Andrea Scanzi. Il giudice Manzoni ha infatti archiviato la querela per diffamazione presentata dal giornalista contro il critico d’arte, come aveva già fatto per una vicenda analoga il tribunale di Enna. In questo caso, si trattava di alcuni post e video pubblicati da Sgarbi su Facebook tra l’11 e il 12 maggio 2020, nei quali Scanzi veniva apostrofato con parole poco gradevoli, volgarità e offese varie (le più riportabili: abituato a pratiche sadomaso, fascistello, cervello sifilitico, capretta molesta). Scanzi lo aveva querelato e dato che Sgarbi è residente a San Severino, la vicenda è stata trattata dalla magistratura maceratese. Quando il sostituto procuratore Vincenzo Carusi ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini al critico d’arte, ipotizzando la diffamazione, l’avvocato Giampaolo Cicconi ha inviato una memoria spiegando quanto accaduto prima, in una puntata di "Carta bianca" del marzo 2018. In trasmissione, Scanzi avrebbe iniziato ad attaccare Sgarbi, che poi avrebbe risposto. I commenti su Facebook dunque erano una risposta alle offese di Scanzi. Il pm allora aveva chiesto di archiviare l’accusa. Ma Scanzi, assistito dall’avvocato Cristina Malavenda, ha fatto opposizione. Al giudice per le indagini preliminari, l’avvocato Cicconi da un lato ha fatto presente che Sgarbi aveva risposto alle provocazioni offensive ricevute, e dall’altro ha anche stigmatizzato l’abuso del diritto penale come soluzione di controversie private. Il giudice Giovanni Manzoni alla fine ha citato la precedente sentenza di Enna, ha rilevato che entrambi "usano un linguaggio eufemisticamente colorito", e ha concluso dicendo che l’indagato poteva legittimamente essersi offeso dalle parole di Scanzi, pur usando anche lui "le stesse modalità espressive". Dunque, querela archiviata e proscioglimento completo per il critico d’arte.