"Pazienti in fuga dagli ospedali delle Marche"

Malati in cura fuori regione, l’allarme dei sindacati: qui si spende di più ma si cura di meno, non è così che si garantisce il diritto alla salute

Una corsia d’ospedale (foto d’archivio)

Una corsia d’ospedale (foto d’archivio)

Macerata, 9 novembre 2022 - "Le Marche spendono di più e curano meno. È chiaro che c’è qualcosa che non funziona. Non è così che si garantisce il diritto alla salute". È il duro giudizio di Cgil, Cisl e Uil sulla mobilità sanitaria, vale a dire i marchigiani che si ricoverano fuori regione e coloro che – invece – vengono a curarsi nella nostra.

Sulla base dei dati Agenas 2021, elaborati da Ires Cgil, si registra un saldo negativo di 21,1 milioni di euro, ad evidenziare la consistenza della "fuga" rispetto agli arrivi. "In particolare – spiegano i sindacati – dopo il crollo del 2020 legato alla pandemia, nelle Marche c’è stato un forte aumento dei costi per la mobilità passiva (+16,3%), cioè della spesa effettuata per i propri pazienti verso strutture sanitarie, pubbliche e private, fuori dalla regione di residenza. Molto più ridotto, invece, l’incremento dei valori per la mobilità attiva (+3,7%), riferito cioè a persone che sono venute a ricoverarsi nella nostra regione. I dati mostrano una spesa elevata (48,2 milioni, 48,1% del valore complessivo) per la cosiddetta mobilità "evitabile", cioè per casi di ricovero effettuati fuori regione per ottenere prestazioni che, però, sono disponibili anche nelle Marche.

La spesa per la mobilità cosiddetta "accettabile", invece, cioè i ricoveri per i quali la mobilità interregionale si rende necessaria per l’alta specializzazione delle cure richieste, ammonta a 35,7 milioni di euro (35,6% del valore complessivo)". Fatto sta che per i costi pro-capite per la mobilità passiva le Marche detengono la maglia nera rispetto alle altre regioni d’Italia: per la mobilità accettabile hanno un costo di 23,8 euro, che sale a 32,2 euro per la mobilità evitabile. Valori nettamente più alti rispetto ala media italiana (13,7 euro pro-capite per mobilità accettabile e 18,9 euro pro-capite per mobilità evitabile).

A questo si deve aggiungere che nel 2021, rispetto al totale degli interventi di chirurgia oncologica, nelle Marche 1.009 pazienti (il 15,72% del totale) si sono rivolti a strutture fuori regione. "Le Marche mostrano un indice di fuga più elevato rispetto all’Italia in generale", sottolineano Cgil, Cisl e Uil. "I cittadini hanno il diritto di potersi curare nella propria regione, ma per garantirlo è necessaria una rete ospedaliera efficiente e un’adeguata assistenza territoriale".

Né si può trascurare il problema delle liste d’attesa per gli interventi: per quelli di classe A (tumore maligno), nelle strutture pubbliche, nel 67,1% dei casi vengono effettuati entro 30 giorni dalla prenotazione, contro il 92,8% di quelli gestiti da strutture private accreditate. "La Regione – concludono i sindacati – sta lavorando con impegno per riorganizzare le "strutture di comando" del servizio sanitario entro fine anno. È bene che faccia altrettanto per migliorare i servizi e risolvere i problemi che i cittadini vivono sulla loro pelle".