"Salviamo i cani abbandonati e maltrattati"

Antinori, dell’associazione che gestisce il Parco Canile, parla di un fenomeno preoccupante: "Arrivano qui con la catena al collo"

"Salviamo i cani abbandonati e maltrattati"

"Salviamo i cani abbandonati e maltrattati"

"La scelta di prendere un cane non deve essere un gesto affrettato, mosso dalla pietà o dalle mode, ma un atto consapevole che porti alla felicità di entrambi: se adotti un cane, lo fai perché vuoi renderlo felice, non solo perché vuoi esserlo tu". Laura Antinori, coordinatrice dell’associazione Fratello Cane Odv che gestisce il Parco Canile di Recanati, sottolinea l’importanza di adottare responsabilmente per stroncare un fenomeno in crescita, l’abbandono dei cani di proprietà. "Da inizio anno – spiega –, su otto cani entrati da noi, sei avevano il chip. Il vero randagio sta sparendo, sono quasi tutti animali abbandonati e maltrattati da chi inizialmente aveva giurato di proteggerli".

Laura e i suoi collaboratori combattono quotidianamente per aiutare queste creature a superare i loro traumi: "Arrivano da noi con le catene al collo e i moschettoni attaccati. Hanno vissuto da prigionieri senza aver potuto sviluppare un sano equilibrio". Secondo i gestori dell’associazione c’è una grave mancanza di consapevolezza su cosa comporti prendere con sé un animale domestico. "Spesso viene fatto con leggerezza e poi capita che ci si renda conto di non saperlo gestire e si prendono decisioni drastiche", continua Laura. "Ma esistono tante associazioni a cui ci si può rivolgere se si è in difficoltà. È importante che le persone sappiano che potremmo aiutarle prima che arrivino alla frutta e facciano cose devastanti", ribadisce.

Una di queste realtà è proprio il Parco Canile di Recanati, l’unico Parco Canile della provincia di Macerata. Immerso in un’oasi di serenità, è più di un semplice rifugio. Le sue porte si aprono su vasti spazi verdi, delimitati da recinzioni robuste, per garantire che i cani possano giocare in sicurezza senza allontanarsi. Non solo hanno la possibilità di uscire dal loro box almeno una volta al giorno, ma sono incoraggiati a farlo nel rispetto dei loro tempi e delle loro esigenze.

Qui il concetto di ’gabbia’ si perde ed emerge tutta l’attenzione che Laura e i suoi collaboratori hanno nei confronti dei nostri amici a quattro zampe: "Ormai da anni cerchiamo sempre di ospitare non più di 30 cani, cosa che ci permette di dedicare più tempo ad ognuno di loro: dal Sanitario di Civitanova, dedito alla prima accoglienza, arrivano da noi i casi più difficili, che non sono riusciti a dare in adozione. Spesso gestiamo le emergenze dove si presentano: lavoriamo per ricollocare il cane dalla situazione di partenza direttamente in una famiglia adeguata, bypassando proprio l’inserimento in canile".

Un contesto familiare idoneo è la vera soluzione: "Un esempio lampante è quello del mitico Connor, arrivato inizialmente a Civitanova in condizioni devastanti, con la catena al collo", racconta Laura: "Era emotivamente distrutto: aveva vissuto legato ad un albero, con una catena talmente corta da non riuscire quasi a mettersi seduto. Il lavoro che abbiamo fatto con lui è stato enorme: adesso è più sereno, ma la strada per il recupero del trauma è ancora lunga e un contesto come il canile, con sempre qualche novità alle porte, non va bene, non c’è la giusta tranquilla di cui ha bisogno. L’ideale sarebbe trovare una persona seria con la voglia e la pazienza di fare un lavoro con lui in un contesto adeguato".

Francesca Cipriani