Olio, la produzione delle Marche è scarsa: prezzo al litro alle stelle

Tutta colpa della siccità, per fortuna le piogge di settembre hanno salvato l'annata. Ma la qualità è molto alta: costo tra i 12 e i 20 euro

L'olio d'oliva extravergine: la produzione nelle Marche è molto buona

L'olio d'oliva extravergine: la produzione nelle Marche è molto buona

Ancona, 28 ottobre 2021 - L’olivicoltura marchigiana è distribuita prevalentemente nelle zone collinari sia del litorale sia dell’interno, con produzioni medie annue di circa 40.000 quintali di olio, soggette a oscillazioni negli anni, a causa del fenomeno dell’alternanza di produzione e delle ricorrenti gelate. E quest’anno in estate sembrava proprio che la produzione regionale fosse destinata a un’annata terribile per la lunga siccità.

E invece le piogge di settembre hanno rovesciato la situazione. Come conferma Tommaso Maggioli, presidente del Consorzio di tutela Dop di Cartoceto, protagonista del primo prodotto stagionale: "Nella zona di Cartoceto abbiamo già registrato una produzione di extravergine d'qualità alta ma quantità al di sotto della media – dice il presidente del Consorzio – per la siccità estiva ma anche un prodotto senza presenza della mosca, sterminata dal caldo prolungato dell’estate. E’ un prodotto quasi totalmente biologico, visto che non c’è stata la necessità di utilizzare prodotti fitosanitari, visto che a 30 gradi centigradi la mosca muore. Diciamo che la produzione è quasi tutta in realtà biologica, mentre il prodotto bio lo è, quest’anno, ancor di più".

La superficie complessiva in produzione è di circa 7.000 ettari nelle Marche, con una produzione media di 200mila quintali di olive. L’annata qualitativamente valida ha fatto salire i prezzi dai 12 euro al litro della produzione tradizionale ai 15 euro della produzione monovarietale fino ai 20 euro al litro della Dop.

"Gli ultimi dati appena arrivati – conclude Tommaso Maggioli – ci danno valori nutrizionali molto elevati. Abbiamo un prodotto con bassa acidità (0,18%) e una ossidazione molto limitata. Diciamo che quest’anno avremo un olio di grande qualità". La pioggia di settembre, dunque, ha non solo salvato il prodotto ma lo ha reso eccezionale qualitativamente.

E le Marche, pur non essendo certo la regione più olivicola d’Italia, hanno ben 3 certificazioni nel settore olivicolo: la Dop “Oliva Ascolana del Piceno” che si basa sull’Ascolana tenera - la regina delle olive da tavola, conosciuta in tutto il mondo per le olive in salamoia e le appetitose olive fritte all’ascolana, con caratteristico ripieno di carne; la Dop “Cartoceto” per l’olio extravergine di oliva, presente in un’area molto circoscritta in provincia di Pesaro Urbino, base varietale Raggiola, Leccino e Frantoio e l’Igp “Marche” che copre l’intero territorio olivicolo regionale, con le varietà autoctone Ascolana tenera, Carboncella, Coroncina, Mignola, Orbetana, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia, Raggiola, Rosciola Colli Esini, Sargano di Fermo, per almeno l’85%.

Alla base di tutto, c'è il progetto di caratterizzazione e valorizzazione dell’olivicoltura marchigiana avviato da Assam e Regione Marche nel 1994, consapevoli che solo puntando sulle varietà autoctone e sull’identità degli oli monovarietali le Marche potevano distinguersi nel settore olivicolo nazionale e conquistare una fetta di mercato. Il recupero e conservazione del germoplasma olivicolo marchigiano viene attualmente effettuato presso il campo di conservazione genetica di Carassai (Ascoli Piceno), dove sono coltivate le 23 varietà autoctone iscritte al Repertorio regionale della Biodiversità.

L’olivicoltura nelle Marche rappresenta l’1,5% del prodotto agricolo regionale. La sua diffusione può essere considerata marginale rispetto al reddito proveniente da altri settori agricoli, comunque nelle zone dove la tradizione e la sensibilità degli agricoltori ne hanno conservato e rinnovato la coltivazione rappresenta una fonte interessante di reddito e offre un prodotto di pregio sotto l’aspetto qualitativo.

Osservando più dettagliatamente la distribuzione del patrimonio olivicolo nella regione, possiamo notare che circa il 50% è situato nella provincia di Ascoli Piceno. Il settore è caratterizzato da una elevata frammentazione della produzione e da dimensioni aziendali in genere molto piccole; infatti delle circa 27.000 aziende interessate all’olivicoltura, soltanto il 7,5% è rappresentato da grandi produttori.

Olio nuovo: caldo e siccità dimezzano la produzione e fanno salire i prezzi