Modena, 30 novembre 2013 - SE ne è andato uno dei simboli più significativi della modenesità. Ieri sera è morto Umberto Panini (foto), l’ultimo testimone di quel miracolo industriale conosciuto in tutto il mondo, reso possibile dalla genialità degli altri suoi tre fratelli, Giuseppe, Franco e Benito. Aveva 83 anni Umberto e da tempo era malato. L’ultimo respiro verso le 20 di ieri sera nella sua abitazione.

 

Nato a Pozza di Maranello il 3 febbraio del 1930 lascia la moglie Adriana, da tutti conosciuta come la Tina, e i quattro figli Manuela, Marco, Giovanni e Matteo. I funerali avranno luogo molto probabilmente nella giornata di lunedì, mentre domani, domenica, sarà aperta la camera ardente presso l’azienda agricola Hombre, all’interno del museo. Nel suo museo di auto e moto, conosciuto in ogni angolo del mondo.
Umberto Panini era un uomo piena di spirito. Una persona per bene. La sua storia, come quella dei suoi fratelli, potrebbe ispirare la sceneggiatura di un film. Perchè la storia dei Panini, come quella di Umberto, è qualcosa di fantastico, irripetibile. Degli otto fratelli, quattro maschi e quattro donne (Veronica, Norma, Maria Luisa), è rimasta solo Edda che ha 86 anni.

Parlando di quella che è stata la Panini negli anni del boom, mentre Giuseppe era il punto di riferimento, Franco l’addetto all’amministrazione, Benito alla distribuzione, Umberto era riconosciuto come il tecnico dei macchinari, quello che si occupò della parte industriale. Le sue intuizioni frutto anche dell’esperienza maturata da giovanissimo in Maserati, gli permisero di inventare, ad esempio, la Fifimatic, una macchina per imbustare le figurine che ancora oggi rappresenta l’esempio della genialità di questo uomo. Qualche anni fa Umberto scrisse un libro in cui raccontò la sua esperienza in Venezuela prima di tornare a Modena richiamato nel 1964 da quella lettera di Giuseppe in cui gli scriveva. «L’America è qui, torna abbiamo bisogno di te, dobbiamo inventare delle macchine per fare queste». Queste ovviamente erano le figurine.

Ciò che ha rappresentato la Panini nel mondo tutti lo sanno. E Umberto pur lavorando spesso nell’ombra, è stato un artefice fondamentale che ben si integrava in quel fantastico gioco di squadra. Ceduta l’azienda, Umberto ha potuto coltivare la sua grande passioni per i motori realizzando un museo dell’auto e moto visitato ogni anno da migliaia di appassionati di tutto il mondo. E in quell’oasi dell’azienda Agricola Hombre dove Umberto aveva trovato il suo habitat perfetto, insieme ai figli e con altro un perfetto gioco di squadra, è riuscito a creare dal nulla una attività in campo agroalimentare tra le più importanti e restigiose del territorio.

Paolo Reggianini

La camera ardente (foto)