REDAZIONE MODENA

"Acli, lo storico circolo è a rischio"

Vignola, il presidente Morselli: "Lockdown, tante spese e quasi nessun aiuto. Stiamo dando fondo ai risparmi"

Le chiavi le ha lui, in tasca, da oltre quarant’anni. E tirare per l’ultima volta il catenaccio, chiudendo definitivamente la sede, sarebbe un attimo. Ma non vuole pensare a questa eventualità, sebbene il rischio c’è ed è reale. Vuole invece provare a resistere, memore di quei tempi d’oro che ha vissuto in prima persona, in cui un asso di bastoni giocato al momento giusto poteva anche valere un toro o un maiale interi. Questo, infatti, era il circolo Acli di Vignola, che fin dagli Anni Cinquanta del secolo scorso ha sede nello storico Palazzo Barozzi e che, fin dall’inizio degli Anni Ottanta (con una pausa a metà 2000), vede alla presidenza Paolo Morselli. Ora, causa coronavirus e conseguente lockdown, c’è il rischio reale che questo circolo Acli – il più vecchio della provincia – salti per aria.

Presidente Morselli, come stanno andando le cose per il circolo Acli di Vignola?

"Male. Basti pensare che abbiamo chiuso da inizio marzo fino al 5 maggio, poi dal 24 ottobre scorso fino a oggi. E rimarremo chiusi ancora chissà per quanto. Ci sono voci che ci danno qualche spiraglio per l’inizio di marzo, ma è tutto da vedere".

Proverete a riaprire il circolo?

"Se si riapre a marzo proveremo senz’altro, altrimenti vedremo. Stiamo dando fondo a tutti i pochi risparmi che avevamo accumulato in passato, perché le bollette continuano ad arrivare, così come l’affitto. Pensi che anche tenendo chiuso, lo scorso anno, abbiamo dovuto sostenere circa 4-5.000 euro di spese. E ora è arrivata anche la bolletta per la tv e per la Siae, perché siamo praticamente un locale pubblico quando c’è da pagare le tasse e un circolo privato quando chiediamo degli aiuti".

Non avete ricevuto ristori?

"L’unico aiuto che abbiamo ricevuto in tutto l’anno sono stati 242 euro erogati dalla nostra sede provinciale. Per il resto nulla, perché appunto siamo un circolo ricreativo culturale e non un locale pubblico, quindi siamo messi nelle stesse condizioni di realtà analoghe a questa".

Chiederete aiuti?

"Mi piacerebbe intavolare un discorso in merito con l’amministrazione comunale. Naturalmente io so di ’casa mia’, ma mi piacerebbe partecipare a questo tavolo con tutte le altre realtà del territorio – penso ad esempio all’associazione Alpini, solo per citarne una – che hanno subito forti limitazioni e chiusure a causa della pandemia. Se nessuno ci dà una mano, non vedo molte prospettive per il futuro".

Quanti soci conta oggi l’Acli? "Bella domanda. La situazione è rimasta congelata a un anno fa, quando eravamo un centinaio. Quest’anno c’è chi ha rinnovato la tessera ma, essendo soprattutto soci anziani e non potendo garantire l’apertura del circolo, non me la sono ancora sentita di insistere più di tanto con il rinnovo delle tessere. La situazione è ancora del tutto sospesa".

Che cosa si fa all’Acli di Vignola?

"E’ stato da sempre un circolo ricreativo, uno dei più vecchi della provincia. Oggi c’è il bar e si gioca a carte. Ma ai tempi d’oro…".

Cosa succedeva a quei tempi? "Era sempre un circolo ricreativo, ma si facevano tante attività. A un certo punto dovevo anche dire stop alle iscrizioni. Poi c’era chi a carte si giocava anche un vitello, un toro o un maiale. Oggi, si mette un palio una confezione di pasta di semola o una scatola di biscotti. E facevamo anche iniziative culturali, con pubblicazioni ad esempio su don Mario Pellegrini o don Giuseppe Dossetti. Poi sono cambiate tante cose, sono cambiati i tempi".

Marco Pederzoli