Balsamico nel patrimonio nazionale "Rappresenta cultura e tradizione"

Spilamberto, altra tappa per il riconoscimento Unesco. Soddisfatto Fini (Consorteria): "Uniti verso l’obiettivo"

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L’aceto balsamico tradizionale di Modena ha fatto un altro passo fondamentale per arrivare ad essere riconosciuto patrimonio immateriale dell’Unesco (organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura). Questo prodotto frutto di una tradizione secolare modenese, è stato infatti iscritto in questi giorni, come ’Tradizione del Balsamico’, nell’Inventario Nazionale del Patrimonio Agroalimentare Italiano (Inpai).

E questa è appunto una tappa fondamentale per ottenere il parere favorevole della Commissione nazionale Unesco.

Era il 2019 quando, nel corso del 53esimo Palio di San Giovanni, il Gran Maestro della Consorteria del Balsamico Tradizionale di Spilamberto, Maurizio Fini, propose questa idea.

Da allora si è sviluppato un percorso verso la presentazione della candidatura e, in questi giorni, è arrivata l’ufficializzazione dell’iscrizione della ’Tradizione del Balsamico’ nell’Inventario Nazionale del Patrimonio Agroalimentare Italiano. Giuseppe Ambrosio, consigliere ministeriale con funzioni di alta consulenza presso il Ministero delle Politiche Agricole, ha spiegato: "La proposta di quella che è di fatto un’eccellenza italiana è stata presentata in prima battuta alla Commissione Nazionale italiana Unesco, che è un organismo del Ministero degli Esteri presso il quale siedono le amministrazioni interessate (in questo caso le più importanti sono il Ministero della Cultura e il Ministero delle Politiche Agricole). Un’accelerazione è arrivata in questi giorni con il gruppo di lavoro Unesco del Ministero che ha espresso all’unanimità parere favorevole. Nel caso del Balsamico, anche se il prodotto di riferimento è qualcosa di materiale, l’elemento di cui si chiede il riconoscimento è un elemento immateriale, e cioè la tradizione". Alessio Mammi, assessore regionale all’Agricoltura, ha aggiunto: "La cultura del balsamico riveste un significato profondo per i territori dell’Emilia centrale e nel suo tramandarsi nel corso dei secoli è diventata corredo sociale e identitario delle nostre terre".

Entusiasta anche il Gran Maestro della Consorteria, Maurizio Fini, che ha commentato: "La mia idea iniziale si è trasformata in un vero e proprio viaggio collettivo. Abbiamo raccolto il consenso dei cultori del Balsamico sia nella provincia di Modena che in quella di Reggio Emilia, e lavoriamo a questo progetto insieme alla Confraternita dell’Aceto Balsamico Tradizionale Reggiano, a testimonianza di una cultura comune dell’Emilia Centrale. Ora tutti insieme – dalle istituzioni alle Acetaie Comunali in entrambi i territori, dalle acetaie private ai consorzi tutela, alle aziende, fino ai cittadini – guardiamo a un obiettivo comune".

L’Emilia-Romagna vanta attualmente il primato tra le regioni italiane per numero di prodotti riconosciuti con la qualifica di Dop e Igp: in totale sono 44 (19 Dop e 25 Igp) le produzioni agroalimentari già in possesso della certificazione europea, a cui vanno aggiunti tutti i vini (30 le Dop e Igp riguardanti produzioni vitivinicole).

Marco Pederzoli