MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

Buk Festival "Callas, divinamente umana"

Annamaria Briganti alle 17.30 presenta il suo libro sul mito: "Ricerche e documenti. L’opera che avrei sempre voluto leggere su di lei"

Buk Festival "Callas, divinamente umana"

Buk Festival "Callas, divinamente umana"

Il racconto di una diva ‘umanissima’ è al centro dell’ultimo libro di Annarita Briganti che oggi alle 17.30, nell’ambito del Modena Buk Festival, nella Sala del Leccio, converserà del suo ‘Maria Callas. La diva umana’ (Cairo editore), restituendo, a cento anni dalla nascita del mitico soprano, la vera vita della Callas. Un saggio che è al tempo stesso una biografia, un’inchiesta e un reportage.

Annarita, che ritratto di Maria Callas esce dal suo libro?

"Mi piace dire che questo è il ‘libro su di lei che avrei voluto leggere’. Volutamente ho tratteggiato una Maria Callas privata, vera, perché su di lei sono state dette tante cose false, sensazionalistiche, volgari. Il ritratto privato di donna e al tempo stesso di diva unica (non so se nascerà un’altra Maria Callas) ma al tempo stesso umana, con i suoi dolori, le sue battaglie, anche civili, come quella per il divorzio". Che arco temporale comprende?

"C’è la Callas prima del successo, tra l’America e la Grecia, gli anni d’oro in Italia, a Milano e in giro per il mondo, gli anni difficili nelle prigioni dorate che si costruiva intorno. La Callas che sul palco non ha paura di niente e che non permette a nessuno di maltrattarla. E c’è Maria, sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale, senza niente a parte il suo immenso talento, che sposa un uomo molto più grande di lei, Giovanni Battista Meneghini, e che più tardi ha un colpo di fulmine per Aristotele Onassis, ritrovandosi a lottare per il divorzio quando in Italia ancora non era permesso. Sullo sfondo, il rapporto irrisolto con la figura materna che ne ha condizionato l’esistenza. Cercava una famiglia, voleva essere moglie e madre: in queste pagine ci sono i suoi amori, il suo desiderio di maternità, c’è la sua umanità che la rendeva grande come artista, fino ad arrivare in Avenue Georges Mandel, dov’è morta nel 1977, e al Cimitero di Père-Lachaise a Parigi".

Come si è documentata per raccontare la sua vita?

"Il libro riporta documenti inediti sul divorzio dal suo primo e unico marito. E lettere inedite della sua famiglia e degli amici, da Pier Paolo Pasolini a Luchino Visconti, e interviste ai testimoni, a chi c’era, a chi sa, da Giovanna Lomazzi, sua storica amica del periodo d’oro a Ferruccio Mezzadri, suo amico, autista, collaboratore, presente il giorno della sua morte. E ancora Nadia Stancioff, grande amica nell’ultima parte della sua vita, a Pippo Zeffirelli, e a Paolo Gavazzeni. Ho voluto incontrare e conoscere le persone che l’hanno veramente frequentata, vissuta".

Un legame con Modena?

"Ho intervistato il modenese Ilario Tamassia e il suo collega e collaboratore Marco Galetti, due dei maggiori collezionisti della Callas. Dalla loro maxi collezione ho tratto la mostra ‘Maria Callas. La voce e l’amuleto’ che ho curato alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, e poi ne curerò una a Parigi".