Soliera, costretta a sposarsi dalla famiglia. "Ora mio marito mi terrorizza"

Mandy, indiana cresciuta a Soliera: "Volevano bruciarmi viva"

Mandy

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Soliera (Modena), 12 novembre 2018 - Ascoltare le sue parole fa male: è come fare un tuffo in un passato oscuro. Eppure le sue lacrime dimostrano che è tutto reale ma, soprattutto, drammaticamente attuale. Strappata alla sua vita a 23 anni – la famiglia complottava da anni sul suo futuro –, costretta a sposare uno sconosciuto (ora tra l’altro clandestino) che ha tentato ripetutamente di violentarla dopo le nozze combinate. Minacciata di morte dal suo stesso padre, dall’uomo che poi è diventato suo marito e da entrambe le famiglie complici. Mandy vuole semplicemente vivere la sua vita: amare l’uomo che la rende felice e guardare al futuro col sorriso sulle labbra. E’ una realtà di cui poco si parla ma che, purtroppo, vivono ancora oggi tantissime ragazze sul nostro territorio. Matrimoni combinati dai genitori: giovanissime che diventano merce di scambio per qualche migliaia d’euro e un passaporto. Ma lei, oggi 25enne, ha avuto il coraggio di ribellarsi, di denunciare la famiglia e il marito sconosciuto nel tentativo – riuscito – di salvarsi la vita. Un’eroina? No, una giovane che ha deciso di ribellarsi alle violente imposizioni della famiglia e di difendere i propri diritti di persona, prima di tutto.

Kaur Mandeep ha 25 anni, è nata in India ma vive in Italia da quando di anni ne aveva 5. Il suo caso è ora nelle mani dei carabinieri di Soliera, dove la giovane, assistita dall’avvocato Davide Ascari, viveva fino a qualche giorno fa e ai quali si è rivolta per sporgere denuncia. «Li ho registrati mentre mio padre suggeriva a mio marito di tenermi in India e di bruciarmi il passaporto e magari pure me – spiega sentendosi ancora ‘in colpa’ perché il papà non approverebbe i leggins colorati che indossa – Loro, mamma e papà, quando hanno capito che non mi sarei rassegnata alla vita che volevano per me, mi hanno detto: ‘per noi sei morta’ e se ne sono andati in Germania. Li amo ancora ma dovevo difendermi: hanno minacciato di uccidere anche i miei amici». La difficile esistenza di Mandeep inizia già in età adolescenziale. «A 16 anni già lavoravo per mantenere tutta la famiglia: i miei due fratelli dovevano crescere. Diventata maggiorenne, mio padre ha iniziato a dirmi che presto mi avrebbe trovato marito. Ciò è avvenuto al compimento dei miei 23 anni: mi ha detto che mio marito mi aspettava in India. Ho provato a ribellarmi; a dirgli che volevo scegliere il mio compagno ma a febbraio 2017 sono stata spedita in India. Lui, il mio attuale marito ora clandestino, l’ho incontrato direttamente all’altare. La cerimonia è stata lunghissima e sontuosa: io gli servivo per ottenere i documenti in Italia. Abbiamo dato loro la dote e poi quattrocento persone, entusiaste, hanno preso parte alla festa: il mio incubo. Mio marito è diventato da subito violento – spiega – e così è rimasto nei dieci giorni successivi: mi ha picchiato e ha cercato di violentarmi ma sono riuscita a difendermi. Sono tornata in Italia e lui a fine aprile mi ha raggiunta. Vivevamo tutti insieme: lui era complice della mia famiglia. Parlavano di uccidermi se non avessi accettato di fargli avere i documenti che, in due anni, gli avrebbero garantito il permesso di soggiorno. Ma io ho ribadito che non volevo più stare con lui e ho denunciato tutto ai carabinieri. Ricordo ancora di essere andata in caserma il giorno successivo all’ennesima aggressione: mi aveva messo le mani al collo. Ora vivo sola; ma la paura c’è ancora. Mi manca la mia famiglia – racconta con la sofferenza riflessa negli occhi – ma ho capito che il loro non era amore».