
Dopo l’unità d’Italia si andò affermando il principio: "libera chiesa in libero Stato". Un concetto semplice, ma che da sempre si rivela complicato nella sua applicazione e declinazione pratica, alimentando spesso contrapposizioni in materia di diritti civili e di libertà religiosa. Da docenti Unimore dei dipartimenti di Educazione e scienze umane, Giurisprudenza e Studi linguistici e culturali, per iniziativa del professor Vincenzo Pacillo, docente di diritto canonico, assume rilievo lo sforzo di trovare una composizione a questo permanente contrasto. Dal senato accademico dell’università di Modena e Reggio Emilia è venuto nei giorni scorsi il via libera alla istituzione di un centro interdipartimentale di ricerca sulla giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo in materia di libertà di religione. Si chiamerà Orfect - Observatory on Religious Freedom in the jurisprudence of the European Court of Human. Al suo decollo manca solo l’approvazione del consiglio di amministrazione dell’ateneo che arriverà nei prossimi giorni.
Professor Pacillo come nasce l’idea del centro?
"Nasce dall’esigenza di costituire un polo di ricerca italiano dedicato a riflettere sulla soluzione delle questioni giuridiche connesse alla libertà religiosa che emergono all’interno dello spazio europeo. Se in Italia vi sono diverse esperienze di ricerca dedicate alle scienze religiose nel loro complesso, sono molto più rare le infrastrutture che si dedicano in modo esplicito ed esclusivo ad analizzare le prospettive connesse ai profili della manifestazione pubblica del proprio credo ed alla garanzia della libertà di non credere".
Banalizzando si può dire che andate alla origine dei conflitti che oppongono Stato e Chiesa?
"Attualmente l’Europa è attraversata da due spinte, solo apparentemente contrapposte. Vi è la spinta alla secolarizzazione, che rende irrilevanti per un numero sempre più grande di persone i precetti legati ad una certa appartenenza di fede; e per converso vi è la spinta al rafforzamento delle identità fondate sulla religione, che assumono posizioni etiche ed ideologiche sempre più saldamente connesse alla propria fede di appartenenza. Dato questo quadro vi è l’esigenza di verificare come - rispettando il diritto internazionale - possa essere legittimo porre restrizioni alla libertà religiosa al fine di garantire il rispetto delle convinzioni di tutti. In una società democratica, lo Stato deve mantenere un ruolo di organizzatore neutrale e imparziale dell’esercizio delle diverse religioni, culti e credenze, poiché solo così le autorità pubbliche possono garantire pienamente l’ordine pubblico, la pace religiosa e la tolleranza. Questo dovere di neutralità e imparzialità dello Stato è incompatibile con ogni potere di valutazione di quest’ultimo sulla legittimità delle credenze religiose o sulle modalità di espressione delle stesse".
Vi avvarrete di eminenti studiosi per raggiungere le vostre finalità?
"Il centro si avvale di un comitato di oltre 30 accademici europei esperti in questioni relative alla libertà religiosa, operanti in oltre 20 università europee".
Alberto Greco