"Il Covid purtroppo non è finito E l’influenza complica la situazione"

Il direttore generale di Policlinico e Baggiovara, Claudio Vagnini: "I ricoveri sono ancora tanti"

"Il Covid purtroppo non è finito  E l’influenza complica la situazione"

"Il Covid purtroppo non è finito E l’influenza complica la situazione"

di Paolo Tomassone

Quando venne collocata davanti all’ingresso principale del Policlinico divenne presto uno dei simboli della più grave emergenza vissuta negli ultimi decenni. Un ‘muro bianco’ che separava i positivi al Covid-19 (o i potenziali contagiati) da chi in ospedale era in cura per altre malattie; una barriera che segnava un limite invalicabile, per limitare il più possibile la diffusione del virus. Superata la fase più acuta della pandemia, dal primo gennaio di quest’anno per raggiungere un ambulatorio o un reparto del nosocomio non è più necessario passare attraverso i controlli e la misurazione della temperatura. La tensostruttura verrà rimossa martedì mattina. Il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria, Claudio Vagnini, tira un sospiro di sollievo: "finalmente smontiamo tutto, togliamo questa struttura che ha limitato tantissimo gli spostamenti in questi tre anni". Mantiene, però, lo sguardo di chi non canta ancora vittoria: "il Covid non è finito; dobbiamo ancora fare i conti con questa malattia e forse dovremo farci i conti per i prossimi anni perché le varianti stanno andando avanti con una velocità impressionante".

Direttore, dopo tre anni qui in ospedale si comincia a intravedere qualche spiraglio di normalità?

"Siamo sempre in una situazione impegnativa. Gli accessi sono tanti, soprattutto quelli legati all’epidemia influenzale importante di queste settimane che si va ad associare al Covid. Abbiamo ancora settanta persone ricoverate per Covid, quindi la situazione rimane stabile".

Quindi non cala il lavoro?

"Assolutamente no. Anzi, questi ricoveri vanno a sovraccaricare ancora di più il pronto soccorso. Sono cresciuti pesantemente i casi di bronchioliti nei bambini e questo pesa sull’assistenza sanitaria".

Le persone che si rivolgono alle cure mediche per l’influenza sono soprattutto anziane?

"Non solo anziani e persone fragili. Le forme influenzali che stanno colpendo i bambini, come ho già detto, sono abbastanza importanti a Modena dove registriamo un numero alto di bronchioliti".

Nel frattempo le visite specialistiche sono tornate a regime?

"Stiamo recuperando. In alcuni settori, non in tutti. Vorrei ricordare che qui abbiamo oltre settanta specialità diverse ed è abbastanza difficile trovare il personale e la forza di rispondere a tutte le richieste che vengono fatte. Abbiamo un percorso ben definito per cercare di recuperare quello che non si è riusciti a fare dal 2020 in avanti. Non ci sono arrivati nuovi rinforzi e non possiamo nemmeno contare su risorse economiche aggiuntive, i cittadini in attesa devono tenere conto anche di questo".

Quali sono i servizi più a rischio?

"Le situazione più critiche sono prevalentemente in ambiti internistici dove le richieste sono tantissime, difficili da immaginare per chi non lavora quotidianamente dentro gli ospedali. Richieste a volte anche esagerate, come nel caso delle visite oculistiche".

Ieri il ministro dell’Università ha istituito una commissione per studiare la modifica dell’accesso programmato alla facoltà di Medicina. Questo potrà aiutare a risolvere il problema della carenza di personale?

"Il numero chiuso ha portato a una riduzione radicale delle figure professionali importanti come medici, infermieri e tecnici senza portarci quel vantaggio che speravamo. Non è stata una scelta particolarmente lungimirante anche perché la popolazione è diventata sempre più anziana e tutti hanno più bisogno di essere trattati. Per rispondere a tutte le richieste c’è la necessità di molti più medici, specialisti, infermieri specializzati, tecnici, logopedisti e fisioterapisti che in alcune regioni stanno cominciando a reperire dall’estero. E questo non è certamente un buon segnale in termini di programmazione. L’abolizione del numero chiuso in Medicina sarebbe certamente importante, però, i benefici solo dopo diversi anni".