"Io, un sopravvissuto. Respirare col virus è impossibile"

Il racconto: "Sono stato molto attento, secondo me l’ho preso in un supermercato. So che in tanti mi hanno dato per morto"

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"Non respiravo, non stavo in piedi, sono riuscito a chiamare l’ambulanza prima di svenire. Quando ho riaperto gli occhi ero ricoverato in Terapia intensiva". Inizia così il racconto del calvario patito dal carpigiano Cesare Cremonini, figura molto conosciuta in città per le sue poliedriche doti artistiche di attore, regista e sceneggiatore, dimesso venerdì pomeriggio dal Ramazzini dove è stato ricoverato perchè Covid positivo. Nei giorni scorsi si era diffusa rapidamente la notizia sulle sue gravi condizioni di salute. "Qualcuno mi aveva già dato per morto – prosegue – l’ho saputo. Mi avranno allungato la vita in questo modo". Nonostante tutto non ha perso la voglia di scherzare e di fare ironia sulla vita e sulle situazioni che accadono. Doti che ha sempre avuto e che in questo terribile momento che ha vissuto lo hanno aiutato a non soccombere, come lui stesso ammette. "Non si respira: provate a tapparvi la bocca, una narice e mezza l’altra, e a correre 30 minuti con una cassa di acqua in mano. Questo può avvicinarsi a quello che si prova quando il coronavirus ti attacca. Non respiravo e sputavo catarro nero come le ali di un pipistrello".

Il 5 marzo i primi sintomi: Cremonini si è chiuso in camera per stare lontano dalla anziana madre, seguendo le terapie dei medici. Poi dopo 10 giorni l’aggravarsi delle sue condizioni, il tampone positivo, il ricovero in Terapia intensiva e poi in Medicina II (destinata ora ai pazienti che non necessitano più di assistenza respiratoria). "Sono sempre stato attento – chiosa – sono uscito solo per fare la spesa e sempre con la mascherina. Sono convinto di essere stato infettato in un supermercato da quelle persone che non la portavano".

Dalla sua pagina facebook Cremomini lancia a gran voce un accorato appello: "Si tratta di una piaga biblica, state in casa, usate non una ma tre mascherine, state a distanza di 7 metri. Questa è una guerra che ci sta distruggendo, non si scherza, basta essere egoisti insensibili e stupidi: fatelo per chi vi è vicino, perché se vi ammalate potete morire o fare morire chi vi è caro. Ci sono medici e infermieri che rischiano ogni giorno: al personale del Ramazzini va il mio più grande ringraziamento, per come sono stato curato e sostenuto, anche dal punto di vista psicologico. Il momento più brutto? Quando mi sono trovato in Terapia intensiva: il solo pensiero è la speranza di farcela e che si solo un brutto sogno. Tutto cambia, i valori, il modo di vedere la vita. Ho sentito il calore delle persone, la vicinanza degli amici veri. Pensare che solo tre giorni prima del crollo mi ero sentito con Pupi Avati (con cui Cremonini ha girato il film ‘Il signor diavolo’ nel 2018, ndr) per accordarci sul suo prossimo film su Dante Alighieri…".

Maria Silvia Cabri