Mauro Forghieri morto: con la Ferrari conquistò il mondo ma adorava Modena

Lutto per la scomparsa, a 87 anni, dell’ingegnere che fu braccio destro del Drake

Modena, 3 novembre 2022 - Eravamo in piazza a Fiorano, fine maggio scorso. Luigi Giuliani e Francesco Tosi, il sindaco del Comune, avevano organizzato una serata per i 50 anni del circuito cittadino. A me spettava l’onore di intervistare l’avvocato Montezemolo e Mauro Forghieri, che di quella pista ben potevano essere considerati i papà, naturalmente insieme al Drake. C’era talmente tanta gente che ci sembrava di essere a un concerto rock.

Forghieri insieme al figlio del Drake Piero Ferrari (FotoFiocchi)
Forghieri insieme al figlio del Drake Piero Ferrari (FotoFiocchi)

Forghieri aveva gli occhi lucidi. Si girò verso di me e mi sussurrò all’orecchio: "Quasi quasi mi convinco di aver fatto qualcosa di buono, nella vita!".

Qualcosa?!? Ma per carità, qui stiamo parlando di un grande cittadino del mondo, di un grande italiano e infine e forse soprattutto di un grande modenese.

Sissignore. Questo è stato il mio amico Mauro, uno che era diventato come uno di famiglia, uno zio tenerissimo sempre a disposizione per qualunque mia strampalata iniziativa: un uomo della Ghirlandina, un cosmopolita attaccato visceralmente alle radici, un ingegnere ammirato in ogni continente che però, alla fine della fiera, invocava il diritto di esprimersi in dialetto.

Ah, Mauro! Quanti viaggi, quanti convegni, quante serate. Il popolo dell’automobilismo pendeva dalle sue labbra e lui non se la tirava mai, aveva in mente le origini, Modena, la nebbia di una volta, il tortellino e lo zampone. Possedeva una cultura straordinaria, aveva conosciuto capi di stato e rockstar, ma mi diceva ’Cat vegna un cancher’ se lo riportavo a casa tardi dalla sua amatissima Betta, nel verde di Magreta. Nella casa dove si è spento nel sonno, perché, benedetto lui, è stato sempre in anticipo sui tempi, si trattasse di inventare un alettone o di realizzare un dodici cilindri dotato di cambio trasversale. Credo sinceramente che ad esaltarne la grandezza sia stata una umiltà vagamente contadina cui aveva deciso di non rinunciare. Suo padre Reclus era stato uno dei primi operai di Ferrari e può darsi che il ricordo di quel genitore dalle mani callose avesse spinto Enzo a puntare sul figlio neo laureato, quando decise di affidargli il reparto corse del Cavallino. Era il 1962 e Mauro aveva si e no ventisei anni…

Quando hai alle spalle una storia così, con mille prodigi tecnologici sparsi non solo in Ferrari ma anche altrove, in Lamborghini e non solo, beh, potresti crogiolarti nella adulazione di massa.

Forghieri invece no, suppongo per merito di Betta, che lo mandava a fare la spesa e gli intimava di tenere pulito il giardino. Forghieri no, esprimeva una semplicità talvolta persino commovente. E se gli parlavi di Modena e della sua terra gli si illuminava lo sguardo. Ad un certo punto Muzzarelli, il sindaco, decise che ad concittadino tanto famoso dovessero essere tributati i massimi onori amministrativi, con tanto di pubblica celebrazione. Lui mi telefonò e mi chiese: ma non staranno esagerando? In fondo ho soltanto progettato automobili! Gli spiegai che Modena e il mondo avevano fortunatamente una idea più alta di lui medesimo e andò a finire che accettò, ponendo come unica condizione che fossi io ad illustrare la sua storia. ’E an fer meng a l’esen’, concluse ridendo.

Beh, credo si sia capito che non sto scrivendo di un Vip, di un Big, di una Star. Sto scrivendo di un uomo vero, che nella vita ha conosciuto come tutti gioie e dolori, un uomo che ha amato ogni momento della sua esistenza, uno che era un genio e lo sapeva ma non te lo faceva pesare. Spero tanto che il comune amico Ennio Cottafavi riesca a realizzare un antico progetto dedicato a Mauro: sarebbe il giusto tributo della sua Modena ad un suo eroe.

Ps. Una volta eravamo a cena e gli offrirono una bottiglia di Magnum per brindare a non so cosa. Lui tirò fuori una penna e sulla etichetta disegnò la Ferrari di Gilles Villeneuve. Me la allungò, la bottiglia, e disse: "È per te, Leo".

Non la aprirò mai.