«Mio marito rientra? Speriamo sia vero»

Lunedì un aereo dovrebbe riportare in Italia i connazionali ancora a Wuhan, quattro i modenesi. «Nessuno ci dà risposte certe»

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di Francesco Vecchi

Dovrebbero rientrare in Italia lunedì, su un aereo militare, gli ottanta connazionali che ancora si trovano nella città cinese di Wuhan, quella del contagio da Coronavirus e descritta da tutti i media come una metropoli in quarantena. Tra loro ci sono anche i cinque tecnici di un’azienda del settore ceramico della nostra provincia (quattro modenesi ed un reggiano), che da giorni si trovano chiusi dentro un hotel in attesa dell’ufficialità del ritorno, più volte annunciata e altrettante smentita. Tra loro anche Michel Talignani, quarantacinquenne modenese, in Cina dallo scorso 22 gennaio. Lui, come gli altri, avrebbe fatto rientro in Italia non appena l’allarme Coronavirus ha raggiunto livelli preoccupanti, ma proprio in quel momento Wuhan si è trasformata in una città non solo deserta, ma anche chiusa: impossibile uscire ed impossibile entrare. Ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha dettato i tempi: 48 ore, appunto, poi tutti gli italiani attualmente nel limbo di Wuhan torneranno a casa, o meglio in un luogo (forse una struttura militare nei pressi dell’aeroporto di Pratica di Mare) dove saranno controllati secondo il protocollo. A incrociare le dita, sperando che tutto vada per il meglio, è la moglie di Talignani, Valeria Corni, che parla utilizzando un condizionale legato alle precedenti ipotesi di rientro che poi sono state puntualmente rimandate: «L’unica certezza – dice – è che io e la gente che ancora si trova là, compreso mio marito, non sappiamo niente. Abbiamo cercato di smuovere le acque in tutti i modi, contattando anche i parlamentari modenesi. Devo ringraziare a questo proposito Enrico Aimi, che si è dato davvero da fare. Già ieri – giovedì per chi legge, ndr – sembrava che fosse tutto pronto per la partenza, ma poi, ancora una volta, è saltato tutto. Speriamo che finalmente la soluzione positiva di questa vicenda sia vicina. Purtroppo non abbiamo certezze e questo non dipende tanto dai cinesi, quanto dalle incertezze nostre, italiane. L’opinione che mi sono fatta è che il rientro non sia ancora avvenuto perché non c’è chiarezza sul dove accogliere i nostri connazionali una volta in Italia, per controllarli, intendo. Posso assicurare che sia mio marito che le altre persone che si trovano con lui in albergo sono arrabbiati. Nessuno dice nulla, restiamo in attesa. Speriamo davvero che sia la volta buona», termina Corni.